Shell
Shell
Durata
91
Formato
Regista
Shell (Chloe Pirrie), ragazza non ancora maggiorenne vittima di un profondo disagio esistenziale, vive con il padre epilettico, Pete (Joseph Mawle), in una modesta casa accanto alla stazione di servizio di loro proprietà, nel mezzo delle Highlands scozzesi. Ma si intravede uno spiraglio di luce all'orizzonte.
Shell rappresenta l'opera prima del regista scozzese Scott Graham (classe 1974), basata su un suo omonimo cortometraggio, vincitore dello UK Film Council a Londra nel 2008. Pellicola rarefatta e suggestiva in cui i silenzi contano più delle parole, che propone una realtà desolata e desolante, quasi ai confini del mondo, fatta di piccoli gesti che si ripetono sempre uguali, giorno dopo giorno. Il paesaggio incontaminato, colto alle prime luci dell'alba o all'imbrunire, è qui più che mai lo specchio dell'anima della protagonista. L'isolamento geografico in cui è costretta, che corrisponde a un isolamento affettivo, le impedisce di confrontarsi con la vita. La natura ostile che la circonda separa Shell dal mondo, condannandola a un'aridità sentimentale destinata forse a estinguersi. Il suo nome evoca una nota catena di distributori, come le fa notare uno dei rarissimi clienti che attraversano l'aspra e selvaggia brughiera alle porte dell'inverno. Ma lei, nella sua commovente semplicità, rivendica un proprio valore personale nel tentativo, forse, di evadere da una condizione di vita impossibile da sopportare, sottolineando come “Shell” (conchiglia, tradotto dall'inglese) sia anche «quella cosa unica e preziosa che si trova nel mare». Livido e potente. Miglior film al 30° Torino Film Festival.
Shell rappresenta l'opera prima del regista scozzese Scott Graham (classe 1974), basata su un suo omonimo cortometraggio, vincitore dello UK Film Council a Londra nel 2008. Pellicola rarefatta e suggestiva in cui i silenzi contano più delle parole, che propone una realtà desolata e desolante, quasi ai confini del mondo, fatta di piccoli gesti che si ripetono sempre uguali, giorno dopo giorno. Il paesaggio incontaminato, colto alle prime luci dell'alba o all'imbrunire, è qui più che mai lo specchio dell'anima della protagonista. L'isolamento geografico in cui è costretta, che corrisponde a un isolamento affettivo, le impedisce di confrontarsi con la vita. La natura ostile che la circonda separa Shell dal mondo, condannandola a un'aridità sentimentale destinata forse a estinguersi. Il suo nome evoca una nota catena di distributori, come le fa notare uno dei rarissimi clienti che attraversano l'aspra e selvaggia brughiera alle porte dell'inverno. Ma lei, nella sua commovente semplicità, rivendica un proprio valore personale nel tentativo, forse, di evadere da una condizione di vita impossibile da sopportare, sottolineando come “Shell” (conchiglia, tradotto dall'inglese) sia anche «quella cosa unica e preziosa che si trova nel mare». Livido e potente. Miglior film al 30° Torino Film Festival.