Luciana (Paola Cortellesi) è una donna semplice, che sogna una vita dignitosa accanto al marito Stefano (Alessandro Gassman) e al figlio che sta per nascere. Ma, improvvisamente, si troverà senza lavoro e le poche certezze che la circondavano inizieranno a vacillare portandola a compiere un gesto sconsiderato.

Arrivato al suo quarto lungometraggio, Massimiliano Bruno decide di portare sul grande schermo l'omonimo spettacolo teatrale che aveva scritto, insieme ad altri colleghi, circa dieci anni prima. Faticando a mescolare adeguatamente commedia e dramma, il regista non riesce a trovare il giusto equilibrio tra i registri e opta per scelte “di comodo” che facciano avanzare la sceneggiatura verso l'atteso finale. Così, il suo messaggio sociale finisce per superficializzarsi e perdere quel mordente che Bruno avrebbe voluto dargli. Inoltre, è eccessivamente caricata la messinscena (troppo enfatici i ralenti) e anche gli attori funzionano a fasi alterne: fuori parte, soprattutto, Fabrizio Bentivoglio nei panni di un personaggio (un altro “ultimo”) scritto grossolanamente.

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