Un ricco industriale (Claude Lehmann) prova a rimettere sulla retta via il suo scellerato fratello (Fosco Giachetti) affidandogli dei compiti onerosi per conto della sua industria. Questi, però, cade ben presto vittima di una banda di malfattori venendo attirato nel tranello da una bellissima donna (Dita Parlo). Coincidenza vorrà che la fanciulla si fidanzi con l'industriale, nonostante le proteste del fratello che teme un ennesimo imbroglio.

La signora di Montecarlo è un film girato in una doppia versione francese e italiana. La seconda fu diretta da Mario Soldati che, ancora agli albori della sua prolifica carriera, dimostra tutta l'inesperienza dei tempi firmando uno dei tasselli meno significativi della sua filmografia. La pellicola in questione, infatti, ha ben poco di interessante, basandosi su una storia piuttosto scontata, poco originale e deturpata ulteriormente da un finale buonista e ricco di un patetismo per nulla credibile. I personaggi sono stereotipati e il ritmo, pedante e privo di dinamismo, più di una volta invita lo spettatore ad abbandonare la visione. Ciò che sorprende ulteriormente è la mancanza di valide idee stilistiche o cinematografiche: la regia di Soldati è piatta e monotona (probabilmente l'autore, alle prime armi, non ebbe il coraggio di rischiare a imporre qualcosa di più personale contro il volere della produzione) seppur sia da lodare la capacità del cineasta nel dirigere gli attori in scena. Il titolo scelto per l'edizione francese è L'inconnue de Monte Carlo.
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