Sivas
Sivas
Durata
93
Formato
Regista
Aslan (Dogan Izci) ha undici anni e vive in un villaggio dell'Anatolia insieme al fratello maggiore (Ozan Celik) e alla sua famiglia. Innamorato della graziosa coetanea Ayse (Ezgi Ergin), che interpreterà il ruolo di Biancaneve nella recita scolastica, non sopporta che a vestire i panni del principe sia il figlio del sindaco (Furkan Uyar). Dopo aver assistito a un combattimento tra cani, fraternizza con l'agonizzante molosso Sivas, abbandonato dopo la sconfitta, e se lo porta a casa: i due si legano indissolubilmente.
Assecondando l'atmosfera sonnolenta delle campagne anatoliche, Kaan Mujdeci segue il piccolo Aslan (leone, in turco), eternamente accompagnato dall'enorme e fedelissimo Sivas, tenero con il padrone e belva feroce nei combattimenti. Tanti i temi che vengono sfiorati, ma poco approfonditi: la famiglia assente (padre padrone e madre inesistente), la nefasta influenza femminile (è Ayse che spinge Aslan a far combattere Sivas) e i dubbi esistenziali del giovane protagonista (che non sa se trattare il suo cane come un animale domestico o come una macchina da guerra). Il rischio è quello di perdere il filo dei molti discorsi accennati, e di lasciare impresse nella memoria dello spettatore solo le crude lotte tra campioni canini, anche se, in realtà, nemmeno nella finzione i cani perdono la vita, ma ne escono solo ammaccati. Per scelta del regista, tutti gli attori sono non professionisti: una ricerca di realismo che si sposa con la primitiva e desertica ambientazione.
Assecondando l'atmosfera sonnolenta delle campagne anatoliche, Kaan Mujdeci segue il piccolo Aslan (leone, in turco), eternamente accompagnato dall'enorme e fedelissimo Sivas, tenero con il padrone e belva feroce nei combattimenti. Tanti i temi che vengono sfiorati, ma poco approfonditi: la famiglia assente (padre padrone e madre inesistente), la nefasta influenza femminile (è Ayse che spinge Aslan a far combattere Sivas) e i dubbi esistenziali del giovane protagonista (che non sa se trattare il suo cane come un animale domestico o come una macchina da guerra). Il rischio è quello di perdere il filo dei molti discorsi accennati, e di lasciare impresse nella memoria dello spettatore solo le crude lotte tra campioni canini, anche se, in realtà, nemmeno nella finzione i cani perdono la vita, ma ne escono solo ammaccati. Per scelta del regista, tutti gli attori sono non professionisti: una ricerca di realismo che si sposa con la primitiva e desertica ambientazione.