Thomas (Bruno Todeschini) rivela al fratello Luc (Eric Caravaca) che soffre di una malattia incurabile: il loro difficile rapporto sembra migliorare grazie a questa infelice circostanza.

Trasposizione cinematografica di un romanzo di Philippe Besson, Son frère è una dolorosa cronaca di una malattia e del disfacimento di un corpo, mentre al contempo si ricostruisce un rapporto irto di difficoltà, gelosie e mancanze comunicative come quello che può instaurarsi tra due fratelli. La pellicola fa del realismo crudo la sua cifra fondamentale, non lesinando un'analisi approfondita tanto della sofferenza fisica quanto di quella emotiva, per cui spesso chi soffre si trova isolato dai suoi cari, incapaci di rapportarsi con la decadenza quotidiana di una persona amata: è quello che capita a Thomas, che ritrova nel fratello fino ad allora distante l'unico interlocutore in grado di sopportarlo e supportarlo. Verosimile nei dialoghi, il film soffre però di un andamento discontinuo e, in mezzo a tanti spunti importanti, alcune sequenze risultano artificiose e poco calibrate (le allucinazioni accompagnate da Sleep di Marianne Faithfull). Buone e commoventi le interpretazioni. Orso d'argento per la miglior regia al Festival di Berlino.
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