Will (Nicolas Cage), in libertà dopo quasi dieci anni di galera, scopre che il vecchio socio Vincent (Josh Lucas) gli ha sequestrato la figlioletta (Sami Gayle): gliela restituirà viva solo se lui gli renderà dieci milioni di dollari, somma che insieme avevano provato a ottenere tempo prima. Ad aiutare Will c'è una sua ex complice (Malin Åkerman).

Se solo si impegnasse un po' di più, probabilmente, l'inglese Simon West (Professione assassino del 2011, La figlia del generale del 1999), potrebbe ambire a essere riconosciuto come discreto artigiano dell'action concepito e prodotto negli USA. Stolen (ri)presenta però tutti i difetti del cinema del suo regista: superficialità spianata ai massimi livelli, personaggi scontornati e “massacrati” con l'accetta, situazioni turbolente, rumorose e fulminanti, ma incapaci di incidere, di intrattenere o di colpire. Nicolas Cage è inespressivo come, quasi, sempre. Tutti gli altri personaggi, dall'agente FBI Danny Huston al cattivo Lucas fino alla bella Åkerman, sono figurine abbozzate e in movimento. Il cinema, quello vero, è un'altra cosa.
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