Il tempo si è fermato
The Big Clock
Durata
95
Formato
Regista
La giovane Pauline York (Rita Johnson) viene brutalmente assassinata dall'amante Earl Janoth (Charles Laughton), potente e dispotico editore. Per depistare i sospetti, l'uomo spinge George Stroud (Ray Milland), suo collaboratore e giornalista di cronaca nera, a indagare; tra intrighi, doppi giochi e colpi di scena, la situazione si farà presto incandescente.
John Farrow (padre della celebre Mia) si ispira al romanzo The Big Clock di Kenneth Fearing (adattato da Jonathan Latimer e Harold Goldman collaboratore ai dialoghi) per tratteggiare un efficace noir costruito sulla macchinazione di cui è vittima il protagonista, fagocitato da eventi parossistici e determinato a uscire indenne dal complotto. Le situazioni sono quelle tipiche (e basiche) del genere, ma la regia riesce abilmente a evitare la trappola dello stereotipo, orchestrando un climax tensivo da manuale (evidente soprattutto nella seconda parte del film) e tratteggiando un'atmosfera di paranoia e alienazione non comune; cardine della narrazione, in tal senso, è la figura dell'ossessionante e ossessionato Janoth, preda di impulsi primari e belluini che contrastano funzionalmente con la sua natura morbosa e prevaricante (cristallina la metafora dell'orologio che domina sugli eventi). Ritmo sostenuto, ambiguità strisciante e caratterizzazioni da manuale: Farrow dimostra notevole abilità nello sviscerare la materia e realizza un'opera compatta e coerente, appena appesantita da alcune lungaggini. Cast in gran forma, con gli ottimi Milland e Laughton a dominare la scena; Maureen O'Sullivan, moglie di Farrow, è Georgette Stroud, George Macready è Steve Hagen, Elsa Lanchester è Louise Patterson. Musiche di Victor Young, fotografia di Daniel L. Fapp e John F. Seitz.
John Farrow (padre della celebre Mia) si ispira al romanzo The Big Clock di Kenneth Fearing (adattato da Jonathan Latimer e Harold Goldman collaboratore ai dialoghi) per tratteggiare un efficace noir costruito sulla macchinazione di cui è vittima il protagonista, fagocitato da eventi parossistici e determinato a uscire indenne dal complotto. Le situazioni sono quelle tipiche (e basiche) del genere, ma la regia riesce abilmente a evitare la trappola dello stereotipo, orchestrando un climax tensivo da manuale (evidente soprattutto nella seconda parte del film) e tratteggiando un'atmosfera di paranoia e alienazione non comune; cardine della narrazione, in tal senso, è la figura dell'ossessionante e ossessionato Janoth, preda di impulsi primari e belluini che contrastano funzionalmente con la sua natura morbosa e prevaricante (cristallina la metafora dell'orologio che domina sugli eventi). Ritmo sostenuto, ambiguità strisciante e caratterizzazioni da manuale: Farrow dimostra notevole abilità nello sviscerare la materia e realizza un'opera compatta e coerente, appena appesantita da alcune lungaggini. Cast in gran forma, con gli ottimi Milland e Laughton a dominare la scena; Maureen O'Sullivan, moglie di Farrow, è Georgette Stroud, George Macready è Steve Hagen, Elsa Lanchester è Louise Patterson. Musiche di Victor Young, fotografia di Daniel L. Fapp e John F. Seitz.