Simone (Sol Miranda) è una giovane studentessa di giurisprudenza, avviata alla carriera di avvocato d'ufficio per la tutela delle persone più deboli. Per mantenersi, però, si esibisce come sex-performer in una chat erotica, dove pratica azioni sempre più estreme.

Nel terzo lungometraggio di finzione della regista Julia Murat, malgrado una messa in scena semplice, quasi amatoriale, vengono presentati contenuti audaci, potenti e radicali: la narrazione segue la doppia vita della protagonista, scissa tra una dimensione privata libera, spregiudicata e incentrata sull'uso pienamente consapevole del proprio corpo sia nel mondo reale, con relazioni fluide e disinibite, sia in quello virtuale, dove si trova spinta a esplorare la propria sessualità e a rischiare sempre di più per provare piacere. Su un piano completamente parallelo, invece, la sua presenza pubblica in cui è razionale, attenta e fortemente impegnata nella difesa di donne vittime di abusi domestici. Alcuni passaggi relativi alla parte giuridica ed alla descrizione di un sistema legale ingiusto, ma comunque necessario, risultano (volutamente?) verbosi e scolastici, ma forse opportuni dal punto di vista antropologico per ricordarci come il Brasile contemporaneo sia un paese violento, razzista, maschilista, dalle evidenti disuguaglianze economiche e sociali. Nel complesso però il film risulta caratterizzato da una forte urgenza politica, così rara nel cinema contemporaneo ed è stato coraggiosamente premiato dalla giuria del Festival di Locarno 2022 con il Pardo d'Oro.
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