The Secret Agent
O Agente Secreto
Dove vederlo
In sala - Dal 29/01
Premi Principali
Premio per il miglior attore al Festival di Cannes 2025
Premio per la miglior regia al Festival di Cannes 2025
Durata
158
Formato
Regista
Brasile, 1977, in piena dittatura militare. Marcelo (Wagner Moura) è un uomo in fuga. Arriva nella sua Recife durante la settimana del carnevale, sperando di riunirsi con suo figlio e poter stare sempre con lui. Presto però realizzerà che la città non è di certo il rifugio sicuro e non violento che si aspettava.
Dopo il bellissimo documentario Retratos fantasmas (2023), un viaggio intimo e personale nella storia di Recife, Kleber Mendonça Filho rende ancora una volta protagonista la sua città, tornando però a quel cinema di finzione che l’aveva fatto conoscere nel mondo dei festival con film come Aquarius (2016) e Bacurau (2019). In The Secret Agent sceglie nuovamente di tornare al passato, ma per fare anche un potente collegamento con il presente, confermando come il suo sia un cinema estremamente politico (Bacurau si poteva leggere come una pellicola su Bolsonaro e le sue scelte controverse). Si prende i suoi tempi, saggiamente, The Secret Agent, soprattutto in una prima parte piuttosto statica, spiazzante, come se fosse solo una sensazione di una pace impossibile da raggiungere. Attraverso una struttura drammaturgica di grande potenza formale e contenutistica, ricca di cambi di registro e colpi di scena, il film dà vita a una visione profondamente destabilizzante, brillante nel copione e capace di avvolgere lo spettatore in una spirale di insicurezze che dureranno fino alla fine. Notevoli i dialoghi, scritti con grande cura, e la costruzione dei personaggi in un’opera che sfiora davvero una portata monumentale, forse non raggiunta del tutto per qualche scena di troppo, ma il cui disegno d’insieme è davvero di quelli da ricordare. Basta la prima sequenza per capire come The Secret Agent sia un film sulla morte come minaccia che aleggia completamente all’interno della visione: c’è infatti una sensazione costante della fine, resta magnificamente dalla messinscena di Kleber Mendonça Filho, all’interno di questo lungometraggio che rappresenta uno dei punti più alti del cinema brasiliano del nuovo millennio e una delle più intense e inquietanti pellicole mai fatte sui temi delle dittature sudamericane. Presentato in concorso al Festival di Cannes dove ha vinto due premi meritatissimi: miglior regista e miglior attore all'eccellente Wagner Moura.