Tiepide acque di primavera
Chun jiang shui nuan (Dwelling in the Fuchun Mountains)
Durata
150
Formato
Regista
A Fuyang, sulle rive del fiume Fuchun, i quattro fratelli della famiglia Gu cercano di sopravvivere in una Cina in continuo mutamento. Oltre ai problemi di denaro e d’amore, arrivano anche quelli di salute: la madre infatti, il giorno del suo settantesimo compleanno, viene colpita da un ictus che la costringerà a vivere, a turno, nella casa dei suoi figli.
Sospesa tra racconto familiare e universale, separati dall’acqua, in particolare quella del fiume Fuchun, l’opera prima di Gu Xiaogang si dispiega nella stessa esatta maniera dell’antica pittura su rotolo Dwelling in the Fuchun Mountains, oggetto interno alla storia e titolo originale del film stesso. Una delle prerogative della nuova scuola cinese (Jia Zhangke in primis), quella di mostrare attraverso la metamorfosi delle città, i cambiamenti delle persone che le vivono, viene confermata dall’approccio scelto dal giovane regista. A più riprese infatti egli decide di separare la logica corrispondenza tra audio e video per raccontare due storie diverse ma ovviamente legate fra loro. Nei lunghissimi piani sequenza (la quale sfidano il concetto stesso di carrellate) che riprendono le scene ambientate accanto al fiume Fuchun, è esclusivamente la componente sonora a dar traccia del dialogo tra i personaggi. Quella visiva invece, relegata dall’altra parte del fiume se non per qualche zoomata di altmaniana memoria, capta il panorama circostante, il mondo cinese: dominato da una frenesia edilizia che spazza via la natura e la tradizioni con una facilità disarmante. Al netto di qualche momento eccessivamente didattico e di un minimalismo forse troppo ricercato, l’opera si distingue per soluzioni registiche interessanti e per l’ambizione di essere l’incipit (al termine viene infatti annunciato un seguito) di una storia infinita ed in continuo divenire.