Il libro di Henry

Susan (Naomi Watts), madre single, lavora come cameriera in una tavola calda insieme alla sua esuberante amica Sheila (Sarah Silverman). Peter (Jacob Tremblay), suo figlio più piccolo, è un vivace ragazzino di otto anni. A prendersi cura di tutto e di tutti è Henry (Jaeden Lieberher), l'undicenne figlio maggiore di Susan, protettivo nei confronti del fratello minore e infaticabile sostegno di una madre spesso dubbiosa delle proprie capacità. Un giorno Susan scopre che la famiglia della porta accanto, di cui fa parte Christina (Maddie Ziegler), la compagna di classe di Henry, nasconde un pericoloso segreto, e che Henry ha escogitato un piano stupefacente per aiutarli.

Due anni dopo il grande successo commerciale di Jurassic World (2015), Colin Trevorrow torna dietro la macchina da presa per un film completamente diverso, intimo e realistico, con al centro un ragazzino prodigio che riesce a badare alla sua famiglia sopperendo perfettamente all’assenza paterna. Alla sceneggiatura c’è un esordiente per il cinema, Gregg Hurwitz, e la scarsa esperienza si nota spesso in una pellicola che ha proprio nella narrazione i suoi limiti principali: seppur la costruzione dei personaggi riesce a incuriosire, il film fatica a intrattenere fin dalle prime battute, a causa di situazioni familiari poco credibili e di dinamiche drammaturgiche poco fluide e molto costruite a tavolino. Trevorrow alza troppo il tasso della retorica sentimentale e il cambio di genere, dal racconto familiare con venature drammatiche al giallo-thriller, non è ben equilibrato e lascia il tempo che trova. Alla lunga, così, il film stanca e il coinvolgimento crolla definitivamente nella seconda parte. Insufficiente.