Miloš (Václav Neckár) inizia a lavorare in una stazione di treni durante l’invasione nazista della Cecoslovacchia. Tra storie d’amore e resistenza partigiana, si troverà ad affrontare qualcosa più grande di lui.

Tragicommedia a sfondo bellico che segna l’esordio al lungometraggio per Menzel, dopo un paio di interventi in film antologici. Una pellicola sul malessere di un’Europa assediata, impotente come il suo protagonista, incastrata tra due poli opposti che si eliminano a vicenda, portando come risultato solo morte e distruzione. Miloš è un eroe per caso, che trova la forza non nei sentimenti della resistenza, bensì in una notte d’amore che lo ridefinisce come uomo. Mascolinità fragile che lo porta ad autodistruggersi pur di dimostrare a se stesso il proprio valore. Non è un caso che tra tutti i suoi parenti maschi, sia solo il padre a non aver subito una morte violenta: lui accetta la pensione e resta con inerzia lontano dai pericoli, a personificare la cinicamente crudele morale del romanzo da cui il film è tratto: «Dovevate starvene a casa, seduti sul culo…». Lo scrittore Bohumil Hrabal firma con il regista anche la sceneggiatura, e la sua penna è ugualmente efficace sullo schermo come era stata sulla carta, regalando uno dei film più emblematici e celebri della Nová Vlna, vincitore dell’Oscar al miglior film straniero nel 1968. Jirí Menzel si ritaglia anche una piccola ma importante parte attoriale: è il medico che diagnostica l’eiaculazione precoce a Miloš.
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