Tulpan – La ragazza che non c'era
Tulpan
Durata
100
Formato
Regista
Asa (Askhat Kuchinchirekov) è un giovane marinaio che torna nella steppa kazaka dalla famiglia della sorella (Samal Yeslyamova) e si innamora, pur non vedendola mai, di Tulpa, in teoria sua promessa sposa, che però lo rifiuta. La vita per Asa si fa ancora più dura, soprattutto per i contrasti con la radicata tradizione pastorale della famiglia e per l'indecisione su cosa vuole davvero dalla sua vita.
Opera che ricrea, con le sue riprese lunghe e la leggera e costante mobilità della macchina da presa, i ritmi della vita dei pastori nella steppa kazaka e che funziona sia come strana storia d'amore solamente vagheggiata e sognata, sia come descrizione di esistenze immobili scosse da ventate di modernità, portate dal giovane protagonista, e del relativo scontro tra difesa dei dogmi rurali e le nuove sensibilità. Funziona perché il regista riesce a creare un'atmosfera che trova la sua forza poetica nel contrasto tra la bellezza del paesaggio (rappresentato sia nei suoi aspetti affascinanti, sia nelle sue durezze) e la concretezza con cui vengono delineati i vari personaggi e le difficoltà quotidiane, anche grazie a sprazzi di humour laconico (la sequenza degli incontri con i genitori della promessa sposa, o la sequenza della madre cammello). Perde qualche colpo nello sfocato finale perché, proprio come il protagonista non sa cosa fare della sua vita, anche Tulpan sembra non sapere bene come concludersi e che posizione prendere. Peccato, perché per tre quarti è un ottimo film, capace di rappresentare la forza del tempo che passa, tanto a livello di narrazione, quanto come metafora della società kazaka. Premio Un Certain Regard al Festival di Cannes.
Opera che ricrea, con le sue riprese lunghe e la leggera e costante mobilità della macchina da presa, i ritmi della vita dei pastori nella steppa kazaka e che funziona sia come strana storia d'amore solamente vagheggiata e sognata, sia come descrizione di esistenze immobili scosse da ventate di modernità, portate dal giovane protagonista, e del relativo scontro tra difesa dei dogmi rurali e le nuove sensibilità. Funziona perché il regista riesce a creare un'atmosfera che trova la sua forza poetica nel contrasto tra la bellezza del paesaggio (rappresentato sia nei suoi aspetti affascinanti, sia nelle sue durezze) e la concretezza con cui vengono delineati i vari personaggi e le difficoltà quotidiane, anche grazie a sprazzi di humour laconico (la sequenza degli incontri con i genitori della promessa sposa, o la sequenza della madre cammello). Perde qualche colpo nello sfocato finale perché, proprio come il protagonista non sa cosa fare della sua vita, anche Tulpan sembra non sapere bene come concludersi e che posizione prendere. Peccato, perché per tre quarti è un ottimo film, capace di rappresentare la forza del tempo che passa, tanto a livello di narrazione, quanto come metafora della società kazaka. Premio Un Certain Regard al Festival di Cannes.