Un anno di scuola

Trieste, 2007. Fred (Stella Wendick) è l’unica studentessa di un ITIS. Fa amicizia con tre compagni, ma in ballo ci sono sentimenti più complessi che rischiano di incrinare i loro rapporti.

L’opera seconda di Laura Samani si ispira al racconto omonimo di Giani Stuparich. Dal 1909 del testo originale, però, l’ambientazione temporale si sposta in un’Italia più recente, nel periodo in cui la regista stessa visse l’adolescenza. Lo sguardo di Samani è attentissimo nei confronti dei suoi protagonisti, e il risultato è un racconto sincero ed emotivamente coinvolto. Manca però una scrittura realmente in grado di innalzarsi da uno spaccato di vita come tanti, mai anonimo ma nemmeno memorabile. I tentativi di aggiungere elementi più drammatici sono abbastanza gratuiti, mentre i traumi familiari sono appena accennati. Così si assiste a un’opera squilibrata, che vuole evitare i didascalismi, ma allo stesso tempo indulge sul dolore e sul comportamento autosabotatorio di Fred e del Pasini di Pietro Giustolisi, lasciando sfocati gli altri protagonisti. Resta interessante il lavoro sulla lingua, in cui l’alternarsi di inglese, italiano, triestino e svedese diventa un invito alla comunicazione, piuttosto che un ostacolo. La breve uscita in Slovenia potrebbe rappresentare un ennesimo elemento in questo senso, in un’Europa i cui confini si fanno sempre più aperti, anche se la sequenza ha più il peso dell’avventura romantica che della questione politica (come forse è giusto che sia, vista la giovane età dei personaggi). Presentato nella sezione Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia, dove Giacomo Covi è stato premiato come miglior attore.