Bob Maconel (Christian Slater), impiegato anonimo e taciturno, ha finalmente deciso di mettere in atto il suo folle piano omicida nei confronti dei colleghi, che lo umiliano quotidianamente. Tuttavia il fato giocherà un brutto scherzo all’uomo, il quale si troverà a dover rivedere i propri piani a causa di un collega che, animato dalla sua stessa furia e insofferenza, compirà la carneficina al posto suo.


Scritto, diretto e prodotto da Frank A. Cappello (sceneggiatore di Constantine), Un uomo qualunque combina il leitmotiv dell’oppressione della classe lavoratrice con un’evidente e tragicomica critica a una America ossessionata dalla violenza e dalla figura dell’eroe. Fin dalle prime parole del protagonista lo spettatore riesce a percepire il rancore che quell’uomo schivo e apparentemente tranquillo (come suggerisce il titolo originale) porta dentro di sé e che a stento riesce a sopprimere. Ciononostante, Cappello non se la sente di condannare completamente la condotta morale del protagonista, portato alla follia da una società dove prevale sempre la legge del più forte e in cui, pur di sopravvivere, si finisce per annientare se stessi e gli altri. Seppure abbia tutte le potenzialità per essere un interessante spunto di riflessione sul ruolo asfissiante della società americana e sulla macabra esaltazione della violenza e il patriottismo, il film non è in grado di gestire la portata di tali argomenti, ricorrendo più volte a scene fantastiche che edulcorano in modo grottesco le vicende narrate. Un'occasione mancata.

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