Nel 1955 un giovane Allen Ginsberg (James Franco) espone per la prima volta di fronte a una piccola folla di pochi fortunati quello che diventerà il manifesto della generazione beat: il poema Urlo. Durante la lettura, s'intrecciano vari episodi della gioventù dello scrittore, una sequela di immaginifiche visioni che ricreano i suoi scritti e il lungo processo a suo carico che ebbe luogo dopo la pubblicazione del manoscritto, tacciato di parlare esplicitamente di droghe e omosessualità.

Prodotto da Gus Van Sant, il film è l'esordio nel territorio fiction per il duo Rob Epstein e Jeffrey Friedman dopo circa un ventennio trascorso nel campo del documentario. Non siamo molto lontani da quei canoni: in Urlo si respira, infatti, un forte realismo e l'impegno sociale messo in campo è di notevole spessore. A volte i due registi si fanno prendere troppo la mano, tanto che il loro stile si fa fin troppo appariscente e vittima di alcune manie di protagonismo, ma nel complesso è un'operazione sentita, coraggiosa e valorizzata da buoni tempi di montaggio. Non c'è un minuto di troppo e, nonostante qualche passaggio un po' incerto, ai fan di Ginsberg basterà. James Franco, misurato e intenso, offre una delle migliori interpretazioni della sua carriera. Presentato al Sundance Film Festival e successivamente in concorso al 60° Festival di Berlino.
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