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Venerdì 13
Friday the 13th
Durata
97
Formato
Regista
Un gruppo di campeggiatori viene brutalmente massacrato da un energumeno mascherato nei pressi della località di Crystal Lake, già teatro, molti anni prima, di una terribile carneficina. Alcuni mesi dopo, un ragazzo alla ricerca della sorella scomparsa e alcuni giovani vacanzieri correranno il medesimo pericolo.
Il regista tedesco Marcus Nispel, già autore nel 2003 di Non aprite quella porta, mediocre remake dell'omonimo e disturbante classico di Tobe Hooper datato 1974, propone una pellicola ispirata alle gesta dell'assassino mascherato di Crystal Lake, Jason Voorhees. Di remake vero e proprio non è corretto parlare, in quanto nell'originale Venerdì 13 (1980), diretto da Sean S. Cunningham, Jason ancora non compariva, se non nelle fattezze di bambino mostruoso. Nispel attinge ai sequel, entrambi di Steve Miner (L'assassino ti siede accanto, 1981, e Week-end di terrore del 1982), per rappresentare visivamente la sua creatura assassina, dal volto prima celato da un semplice sacco, poi dalla iconica maschera da hockey. Pare questo l'unico elemento ragionato di un film narrativamente e stilisticamente piatto, prevedibile e ripetitivo, caratteristiche che lo accomunano agli innumerevoli seguiti del capostipite (già di per sé non eccelso e lievemente sopravvalutato). Sceneggiatura di Damian Shannon e Mark Swift, musiche di Steve Jablonsky. Produzione affidata, tra gli altri, al regista Michael Bay.
Il regista tedesco Marcus Nispel, già autore nel 2003 di Non aprite quella porta, mediocre remake dell'omonimo e disturbante classico di Tobe Hooper datato 1974, propone una pellicola ispirata alle gesta dell'assassino mascherato di Crystal Lake, Jason Voorhees. Di remake vero e proprio non è corretto parlare, in quanto nell'originale Venerdì 13 (1980), diretto da Sean S. Cunningham, Jason ancora non compariva, se non nelle fattezze di bambino mostruoso. Nispel attinge ai sequel, entrambi di Steve Miner (L'assassino ti siede accanto, 1981, e Week-end di terrore del 1982), per rappresentare visivamente la sua creatura assassina, dal volto prima celato da un semplice sacco, poi dalla iconica maschera da hockey. Pare questo l'unico elemento ragionato di un film narrativamente e stilisticamente piatto, prevedibile e ripetitivo, caratteristiche che lo accomunano agli innumerevoli seguiti del capostipite (già di per sé non eccelso e lievemente sopravvalutato). Sceneggiatura di Damian Shannon e Mark Swift, musiche di Steve Jablonsky. Produzione affidata, tra gli altri, al regista Michael Bay.
