25 cortometraggi diretti da 25 registi europei di diversa nazionalità. Il fine? Mostrare la loro personale “visione dell'Europa”.

È una grande occasione sprecata Visions of Europe, progetto nato da un'idea di Lars von Trier. Si riflette, in maniera diversa, sull'idea di Europa, sulle barriere (simboliche o reali che siano) e sul futuro del vecchio continente. Quasi tutti i corti però sono pigri (Greenaway) e didascalici (Akin), poco propensi a riflettere davvero sul tema di base e privi di un notevole spessore cinematografico. Ma c'è una (grande) eccezione: il Prologo di Béla Tarr, uno struggente pianosequenza accompagnato da una soave e malinconica colonna sonora. Il cineasta ungherese si salva e dirige un'opera da ricordare, tutto il resto è noia.


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