La vita è nostra
La vie est à nous
Durata
64
Formato
Tre storie di lavoro e lotta di classe esemplificano i valori e l'operato del Partito Comunista Francese. In fabbrica, in campagna e in città il Partito si oppone all'ordine sociale costituito, in cui le leve del potere economico sono detenute da sole 200 famiglie.
Film collettivo di propaganda girato da un nutrito gruppo di registi, tra cui Becker e Cartier-Bresson, sotto la guida e la supervisione di Jean Renoir, fu realizzato come tassello di propaganda ufficiale del Partito Comunista Francese, all'epoca delle azioni del Fronte Popolare. Renoir, al culmine della sua militanza politica, coordinò l'intera operazione filmando personalmente, secondo quanto alcune fonti riportano, solo il terzo episodio del film. Sul piano stilistico presenta una curiosa (e confusionaria) commistione di registri, che vanno dal documentarismo alla ricostruzione stilizzata di episodi di vita sociale. Interpolati alle sequenze di finzione, troviamo spezzoni di cinegiornali che offrono una lettura, troppo filtrata dal taglio ideologico, della realtà storica dell'epoca. Interessante è la manipolazione a scopi satirici di questo materiale, in alcuni passaggi simile a un “blob” in cui, ad esempio, effetti di distorsione sonora si sovrappongono a discorsi di Adolf Hitler. Fu rivalutato, in parte a torto, e conobbe una nuova e più massiccia circolazione sul finire degli anni '60, quando il suo contenuto politico tornò prepotentemente d'attualità per gli autori della Nouvelle Vague.
Film collettivo di propaganda girato da un nutrito gruppo di registi, tra cui Becker e Cartier-Bresson, sotto la guida e la supervisione di Jean Renoir, fu realizzato come tassello di propaganda ufficiale del Partito Comunista Francese, all'epoca delle azioni del Fronte Popolare. Renoir, al culmine della sua militanza politica, coordinò l'intera operazione filmando personalmente, secondo quanto alcune fonti riportano, solo il terzo episodio del film. Sul piano stilistico presenta una curiosa (e confusionaria) commistione di registri, che vanno dal documentarismo alla ricostruzione stilizzata di episodi di vita sociale. Interpolati alle sequenze di finzione, troviamo spezzoni di cinegiornali che offrono una lettura, troppo filtrata dal taglio ideologico, della realtà storica dell'epoca. Interessante è la manipolazione a scopi satirici di questo materiale, in alcuni passaggi simile a un “blob” in cui, ad esempio, effetti di distorsione sonora si sovrappongono a discorsi di Adolf Hitler. Fu rivalutato, in parte a torto, e conobbe una nuova e più massiccia circolazione sul finire degli anni '60, quando il suo contenuto politico tornò prepotentemente d'attualità per gli autori della Nouvelle Vague.