À pied d’œuvre

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92

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Paul (Bastien Bouillon), un ex fotografo di successo, decide di lasciarsi alle spalle una vita agiata, per dedicare anima e corpo alla scrittura. La sua scelta radicale lo porterà a sperimentare il mondo della precarietà. Iscritto a una piattaforma digitale, l’uomo si ritrova ad accettare lavori sempre più umili e sottopagati mentre, nel tempo libero dedica le energie rimaste alla stesura del romanzo che potrebbe cambiargli la vita.

A due anni dal debolissimo Il coraggio di Blanche (2023), Valérie Donzelli scrive (insieme a Gilles Marchand) e dirige l’adattamento del romanzo autobiografico scritto da Franck Courtès À pied d’œuvre. Questa volta, la regista de La guerra è dichiarata (2011) concepisce un’opera più semplice e misurata rispetto alle precedente, scegliendo di seguire, passo dopo passo, la nuova vita di Paul, un ex fotografo che molla tutto per dedicarsi alla scrittura. Per il ruolo di protagonista, Donzelli sceglie sapientemente la presenza discreta di Bastien Bouillon che, con grande dedizione, riesce a dare vita a un personaggio onesto e gentile, mai sopra le righe ma ostinato e determinato a ricercare la propria dimensione nonostante le evidenti avversità. Per l’uomo, scrivere è una passione silenziosa, anacronistica e poco redditizia ma rappresenta l’unica via che conosce per affrontare ed elaborare le ferite aperte del proprio vissuto. Ed è proprio per conquistarsi quel tempo prezioso da dedicare alla scrittura, che Paul è disposto ad accettare piccoli ma estenuanti lavoretti di bassa manovalanza, percependo compensi irrisori. In questo senso, Donzelli punta esplicitamente il dito contro il consolidato modello della gig economy e un mondo del lavoro sempre più liofilizzato e precario. Lo spirito con cui la regista costruisce il suo film è chiaro e accattivante ma le buone intenzioni non sempre riescono a concretizzarsi efficacemente all’interno della pellicola che soffre di alcuni passaggi decisamente poco incisivi. Il disegno d'insieme, comunque, è efficace e il film cresce alla distanza riuscendo a portare avanti anche qualche interessante riflessione. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2025 dove ha vinto il premio per la miglior sceneggiatura.



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