Gilbert (Michel Piccoli), anziano attore di teatro, al termine di una rappresentazione scopre che sua moglie, la figlia e il genero sono morti in un incidente. Rimasto solo col nipotino, a cui cerca di dare il giusto affetto, Gilbert prosegue la sua vita rifiutando di lavorare in un volgare telefilm e continuando a interpretare ruoli impegnati: il suo agente insiste che entri a far parte del cast di un film tratto dall'Ulisse di Joyce, ma l'attore è piuttosto titubante e accetta senza essere particolarmente convinto.

Arrivato a 93 anni, de Oliveira firma un dramma sulla terza età, sui rapporti umani che possono improvvisamente essere rotti da un destino crudele e sul rapporto tra realtà e finzione. Vita-teatro-cinema: tre realtà che si mescolano con discreto equilibrio in un film che, però, non ha la portata che il suo soggetto potrebbe lasciar presagire. L'autore portoghese ha firmato pellicole importanti sul tema della vecchiaia e sul tempo che scorre in maniera inesorabile (si pensi all'ottimo Viaggio all'inizio del mondo del 1997), ma in questo caso gira troppo a vuoto e le sue riflessioni sanno di già visto e non sono profonde come vorrebbero. Si salvano alcune sequenze sparse qua e là (ad esempio il dialogo in cui sono inquadrate solo le scarpe) in un disegno complessivo piatto e monocorde, incapace di appassionare e vittima di troppi cali di ritmo. Sopravvalutato il finale, così come sopravvalutata è l'intera operazione. Ottimo Michel Piccoli, ma non può bastare.
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