In una cittadina islandese, Ingimundur (Ingvar Eggert Sigurðsson) è un ex capo della polizia in congedo. Dopo la tragica scomparsa della moglie, morta in un incidente stradale, passa la maggior parte del suo tempo in compagnia dell’adorata nipotina Salka. La sua vita ordinaria e apparentemente tranquilla viene tuttavia turbata dal ritrovamento di alcuni effetti personali della moglie defunta. La ricerca della verità diventerà presto ossessione, vendetta, e il protagonista metterà a repentaglio la sua incolumità e quella della nipotina.

Analogamente a quanto fatto con il suo lungometraggio d’esordio Winter Brothers del 2017, Pálmason ripropone il paesaggio gelido ed innevato del nord Europa come teatro rocambolesco dei dolori e degli istinti dell’animo umano. A White, White Day è un dramma psicologico che trasporta lo spettatore all’interno di una gelida e sperduta cittadina islandese, caratterizzata da ampi spazi vuoti e desolati e da un accecante luce bianca che, riflessa sulla neve, si irradia nell’ambiente circostante, compromettendone la visibilità. A tale calma apparente si contrappongono i sentimenti del protagonista che, attraverso il procedere della narrazione, si fanno sempre più imprevedibili ed irrazionali, man mano che la collera e la sete di vendetta prendono il sopravvento sulla sua mente. Dopo un violento scontro finale, Ingimundur pare riuscire lasciarsi alle spalle tutte quelle ossessioni, tutta quella rabbia che l’avevano fatto soffrire e, soprattutto, che l’avevano fatto giungere ai limiti di sé stesso. Presentato in anteprima alla Settimana internazionale della critica del 72ª edizione del Festival di Cannes e premiato come Miglior film alla 37ª edizione del Torino Film Festival.