Tutta la bellezza e il dolore
All the Beauty and the Bloodshed
2022
Paese
Usa
Genere
Documentario
Durata
113 min.
Formato
Colore
Regista
Laura Poitras
La storia dell’artista e attivista di fama internazionale Nan Goldin, narrata attraverso diapositive, dialoghi intimi, fotografie rivoluzionarie e rari filmati, e segnata in modo profondo dalla battaglia per ottenere il riconoscimento della responsabilità della famiglia Sackler per le morti da overdose da farmaco. 

La documentarista americana Laura Poitras, vincitrice dell’Oscar nel 2015 per Citizen Four (su Edward Snowden), si è cimentata, nel corso di una lavorazione durata tre anni, col racconto delle traversie e dell’arte di una fondamentale fotografa americana. Il risultato coniuga passato e presente della donna, la sua ricchissima e accidentata vita personale e le corrispettive prese di posizione politiche, ricostruendo le azioni del P.A.I.N. - gruppo da lei fondato per chiedere ai musei di rifiutate i fondi Sackler - presso istituzioni artistiche di primo piano, ma dando spazio anche al suo mondo privato fatto di immagini di amici e colleghi, compagni di vita e d’amore, cultura underground e scatti sfrontati, impudici e memorabili. Dall’epocale Ballad of Sexual Dependency alla leggendaria mostra sull’AIDS Witnesses: Against Our Vanishing del 1989, censurata dal National Endowment for the Arts, il viaggio attraverso le immagini della fotografa proposto dal montaggio è fascinoso e illuminante, con tanti fari accesi sul mondo sommerso della cultura newyokese tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, e i due livelli di racconto si amplificano e si corroborano a vicenda. Ne viene fuori un’immersione cruda e sinuosa tanto nell’arte abrasiva, spontanea e senza compromessi della Goldin, abilissima nel cogliere con sguardo ferino la spontaneità arruffata del quotidiano, quanto nella militanza e nell’attivismo che l’ha vista battersi per ridurre lo stigma dovuto alle tossicodipendenze e fronteggiare i crimini di Purdue Pharma, società della famiglia Sackler produttrice dell’ossicodone (farmaco che ha ucciso, tra gli altri, anche Prince e Heath Ledger) e responsabile di aver consapevolmente scatenato un’epidemia senza curarsi dei rischi e soprattutto delle proprie responsabilità (le vittime furono almeno 400 mila e la famiglia cercò di ripulirsi l’immagine come mecenati d’arte). Alla lunga il risultato pecca sicuramente di prolissità e non tutti gli inserti sono a fuoco nel disegno complessivo, che rimane comunque un robusto spaccato punk ed LGBT+ all’insegna del vitalismo più bruciante e autodistruttivo, ma non per questo non consapevole del proprio posto - sociale e politico - nel mondo. Particolarmente intensi i segmenti che riguardano la storia della sorella dell’artista, Barbara, ma tanti momenti del documentario acquistano valore soprattutto dialogando con il presente in maniera dolente, meditabonda e diacronica (come quando un gallerista ricorda che “nessuno fotografava la propria vita all’epoca”). La Golden ha ottenuto la rimozione del nome e dei fondi dei Sackler dai più prestigiosi Musei del mondo come Louvre, Metropolitan e Tate Gallery (ma anche tantissimi altri). Presentato in Concorso alla Mostra del cinema di Venezia 2022 dove ha ottenuto addirittura il Leone d'oro per il miglior film.
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