Battle Royale
Batoru rowaiaru
2000
Paese
Giappone
Generi
Drammatico, Azione
Durata
114 min.
Formato
Colore
Regista
Kinji Fukasaku
Attori
Tatsuya Fujiwara
Aki Maeda
Takeshi Kitano
Chiaki Kuriyama
Sōsuke Takaoka
Takashi Tsukamoto
In un futuro prossimo in cui la criminalità giovanile è schizzata alle stelle e gli adulti hanno perso ogni controllo, le autorità governative emanano il Battle Royale Act: ogni anno una classe di quindicenni preventivamente sorteggiata viene condotta per tre giorni su un'isola deserta e costretta a massacrarsi con ogni tipo di arma. Solo all'ultimo sopravvissuto è concesso il rientro in società. Alla soglia dei suoi settant'anni, il padre dello yakuza-eiga moderno firma il suo testamento artistico adattando il discusso romanzo omonimo di Koushun Takami, pubblicato l'anno precedente e diventato nel giro di pochi mesi un vero e proprio best seller in Giappone. Impietoso come sempre, dietro un impianto a metà fra lo slasher movie e il survival game, Fukasaku torna a riflettere ancora una volta sulla complessa condizione sociopolitica del suo paese, posando lo sguardo, così come fece in Lotta senza codice d'onore (1973), su un contesto di caos e crudeltà regolato dalla legge del più forte. Forse con pessimismo ancora maggiore, visto che la “lotta senza onore e umanità” che prima avveniva fra fazioni criminali rivali si è ora spostata fra studenti adolescenti della stessa scuola. Che lo spietato gioco messo in scena non sia altro che la metafora di un Giappone sempre più individualista e competitivo è cosa chiara fin dai primi momenti: quello che invece si configura come elemento di novità è il tono ironico e demitizzante nascosto dietro l'alternanza dei registri (epico, sentimentale, grottesco, tragico, ecc.) che, mettendo lo spettatore al corrente della natura “fittizia” e metaforica della pellicola (riscontrabile nella violenza esagerata, nelle dichiarazioni d'amore intempestive, negli atti di eroismo spropositati, nel suono fasullo degli addii in punto di morte), gli impedisce la partecipazione cieca e irriflessiva ai fatti narrati. Il soggetto è potentissimo, così come la prima parte, mentre col passare dei minuti si fa un po' ridondante: in ogni caso, è un'opera che non può e non deve lasciare indifferenti. Prima vietato ai minori di 15 anni dall'EIRIN (la commissione di censura cinematografica giapponese) e poi finito al centro di discussioni parlamentari per la sua presunta nocività, il film è diventato ben presto un fenomeno cult e uno dei maggiori successi commerciali del regista.
Maximal Interjector
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