Creed II
Creed II
2018
Paese
Usa
Generi
Azione, Drammatico
Durata
130 min.
Formato
Colore
Regista
Steven Caple Jr.
Attori
Sylvester Stallone
Michael B. Jordan
Tessa Thompson
Dolph Lundgren
Wood Harris
Phylicia Rashād
Florian Munteanu
Russell Hornsby
La vita è diventata una questione di equilibrio per Adonis Creed (Michael B. Jordan). Diviso tra i doveri personali, l’amore per la fidanzata Bianca (Tessa Thompson) e gli allenamenti, il pugile si trova a fare i conti con la sfida più grande della sua esistenza: incontrare un avversario legato profondamente al passato della sua famiglia. Al suo fianco Rocky Balboa (Sylvester Stallone), che lo aiuterà a capire per che cosa valga davvero la pena combattere.

Creed II, realizzato e ambientato tre anni dopo gli eventi di Creed - Nato per combattere (2015), porta avanti le vicende di Adonis Creed in scia al film precedente diretto da Ryan Coogler, che rimane a bordo del progetto come produttore esecutivo e passa il testimone della regia a Steven Caple jr. Il grande ritorno di questo secondo capitolo dello spin-off della saga di Rocky, ottavo film complessivo della serie, è però quello di Dolph Lundgren nei panni di Ivan Drago, il pugile russo che in Rocky IV (1985) uccise sul ring Apollo Creed. Se Creed - Nato per combattere era un sostanziale remake del primissimo Rocky (1976), Creed II guarda esplicitamente proprio a Rocky IV, ricollegandosi agli strascichi di quella storia e puntando tutto sulla voglia di rivalsa della famiglia Drago e sulla minaccia rappresentata, per il giovane Adonis, dal massiccio e temibile peso massimo Viktor, famelico figlio di Ivan assetato di gloria e di rivalsa. Il risultato è un prodotto coinvolgente e ritmato, con una regia pulsante e di buon impatto, ma nuovamente ripiegata, in maniera troppo calcolata e millimetrica, sui modelli narrativi precedentemente acquisiti, con ovvie e abbondanti strizzate d’occhio nostalgiche al passato. Il round finale, ad ogni modo, è montato con grande forza ed è uno dei migliori in assoluto di tutta la serie. Sylvester Stallone si ritaglia anche in questo caso il ruolo del mentore bonario e defilato ma, a differenza del primo Creed, porta il suo contributo anche in qualità di sceneggiatore e amplifica il romanticismo coriaceo e commosso del suo Rocky Balboa, superstite duro a morire e mentore dispensatore di consigli, di lavoro e di vita, per il meno saggio e più impulsivo Adonis, che continua tuttavia a essere un personaggio troppo rigido e mono-dimensionale per appassionare fino in fondo. Alcune forzature più vistose (gli addestramenti nel deserto, gli ulteriori ritorni dal passato) fanno il paio con un evocativo finale, sentito e crepuscolare, e con la capacità dello script di insistere sul taglio generazionale dell’operazione, parlando della distanza tra i padri di ieri e i figli di oggi con un gioco di ombre e rimpianti evidentemente shakespeariano.
Maximal Interjector
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