Divorzio a Las Vegas
2020
Paese
Italia
Genere
Commedia
Durata
90 min.
Formato
Colore
Regista
Umberto Carteni
Attori
Giampaolo Morelli
Andrea Delogu
Gianmarco Tognazzi
Ricky Memphis
Grazia Schiavo
Luca Vecchi
Lorenzo (Giampaolo Morelli) ed Elena (Andrea Delogu), a 18 anni e sotto effetto di stupefacenti, si sposano a Las Vegas. I due si perdono di vista: a distanza di 20 anni lei sta per sposarsi, ma non può farlo se prima non ottiene il divorzio da Lorenzo.

Commedia italiana ambientata nella “città del peccato”, Divorzio a Las Vegas fa trasmigrare il cinema comico e sentimentale di casa nostra in un contesto a stelle e strisce celebre per il gioco d’azzardo, gli stravizi e il divertimento notturno, concedendo alla conduttrice e personaggio televisivo Andrea Delogu l’occasione per esordire anche sul grande schermo con un ruolo da protagonista. Ad affiancarla un attore, Giampaolo Morelli, che ha sicuramente il physique du rôle per le commedie romantiche, come confermato dal suo esordio alla regia 7 ore per farti innamorare (2020) e non solo: l’alchimia tra i due è decisamente riuscita, tanto da non far sfigurare la Delogu, dai tempi comici spigliati ma giocoforza meno rodati sul grande schermo, accanto a un interprete più navigato. Peccato però che il film diretto da Umberto Carteni, se nelle premesse sceglie una legittima impaginazione da rom-com statunitense, di fatto non riesce a costruire un prodotto pop organico e degno dei modelli di riferimento del genere. I product placement, i momenti da videoclip-cartolina, costruiti soprattutto intorno al personaggio di Elena, e le deviazioni non sempre di gran gusto infatti abbondano, traghettando il film, come spesso accade col target di tante commedie italiane, verso scenette grossolane e rabberciate ed esiti più da cinepanettone, come fossimo dentro un ipotetico “Natale a Las Vegas” dei tempi che furono. In questa direzione vanno, in particolare, alcune battute che non sortiscono l’effetto sperato e somigliano a una copia carbone del tocco vanziniano (sebbene i Vanzina, contrariamente a quanto si pensi, un cinepanettone propriamente detto non l’hanno mai diretto), apparizioni di milanesi truffaldini con cappello da cowboy e la “linea comica”, piuttosto scollata dal resto della narrazione, affidata al solito Ricky Memphis, diviso tra battute sulla carta igienica, lavatrici notturne e modi da “maschio Alfa” da fare invidia alla celebre hit Teorema di Marco Ferradini, già resa celebre al cinema da Aldo, Giovanni e Giacomo. A conti fatti un po’ un peccato, perché alcuni comprimari funzionano molto, dal macchiettistico Luca Vecchi al rigido Gianmarco Tognazzi, così come il viaggio nei luoghi-simbolo, dalla Trump Tower al deserto del Nevada passando per il paesaggio statunitense costellato da peyote e wedding chapel. Il risultato è una commedia di ri-matrimonio, genere molto frequentato a Hollywood dalla notte dei tempi, che strizza l’occhio in maniera decisamente eccessiva ai modelli cui s’ispira (in primis gli hangover di Una notte da leoni, nella sotto-trama col giudice interpretato da Vincent Riotta), mentre risulta più gustosa e garbata quando si affida al meta-cinema dichiarato a voce: il personaggio di Morelli infatti è decisamente cinefilo, affronta i serpenti a sonagli citando Indiana Jones, cita i proverbi Sioux di Balla coi lupi (1990), commentando il classico urlo liberatorio della Delogu del deserto esclama: “Sembra un film di Muccino!” e non disdegna nemmeno Harry, ti presento Sally…(1990). In colonna sonora That’s Life di Frank Sinatra.
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