La bella sarta Jeanette Bécu (Pola Negri) viene notata dal re Luigi XV (Emil Jannings) che decide di farne la sua amante. Dopo essersi sposata con il conte DuBarry (Eduard von Winterstein) per poter accedere alla Corte Reale, Jeanette diventa una delle donne più potenti di Francia e approfitta della sua posizione per salvare il giovane cavaliere Armand de Foix (Harry Liedtke), di cui è da tempo invaghita. Ma la Rivoluzione è alle porte.

Primo dei grandi kolossal storici di produzione tedesca dopo gli strascichi della Prima guerra mondiale. Guardando a Cabiria (1914) di Giovanni Pastrone e al teatro di Max Reinhardt, Lubitsch gestisce una macchina spettacolare, ambiziosa e caotica, fatta di grandi scene di massa e di audaci soluzioni formali (l'uso dinamico della profondità di campo e quello simbolico delle scenografie). Il tocco del regista si vede soprattutto nella prima parte in cui l'ordine costituito è preso di mira e tratteggiato con pungente ironia (specialmente il re, che appare come un goffo personaggio, lascivo e infantile), mentre man mano che avanza, il racconto si fa più convenzionale. Interessante, seppure sospeso tra la confezione suggestiva e la fredda maniera. Esiste una seconda versione (paradossalmente inedita in Italia, benché realizzata anche grazie al contributo de “L'immagine ritrovata” della Cineteca di Bologna) più lunga (113 minuti) e più cruenta, dove viene ripristinata la scena conclusiva in cui la testa mozzata di Madame DuBarry viene gettata alla folla.
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