Braccando due delinquenti autori di una sanguinosa rapina, il commissario Bertone (Enrico Maria Salerno) scopre un intrigo sempre più complesso, che coinvolge criminalità organizzata e alte sfere istituzionali. La sua integerrima statura morale, refrattaria a ogni pressione "dall'alto" aprirà gli occhi ai suoi successori. Forse.

A metà tra impegno civile e poliziesco made in Italy ambientato in una Roma crepuscolare piegata dal'omertà, dalla delinquenza dilagante, dai compromessi a cui scendono le istituzioni. Ma nessuno dei due versanti trova il necessario compimento: manca purtroppo una linea narrativa univoca che concretizzi i coraggiosi spunti di denuncia, e le sequenze d'azione non hanno il tipico ritmo sostenuto dei poliziotteschi di cui questa pellicola è un "nobile" precursore. Il clima di tensione di un periodo storico-culturale molto delicato è reso senza fronzoli. Molto attuale nell'evidenziare l'ipocrisia della Giustizia, il fil rouge tra politica e malavita, la malafede di avvocati più viscidi dei criminali che difendono. Enrico Maria Salerno cinico e disilluso, vittima sacrificale delle ingiustizie contro cui deve lottare. Efficace partitura di Stelvio Cipriani. Uno dei rarissimi casi in cui Steno si è firmato con il suo nome completo, Stefano Vanzina. Concha de Plata al miglior regista al Festival di San Sebastián.
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