Il catanese amante della bella vita Rosario Scimoni (Alberto Sordi), nipote del sindaco, è un maestro nell'arte di arrangiarsi: per raggiungere i propri obiettivi, l'uomo è disposto a diventare socialista, fascista o comunista solo in base alla convenienza, all'insegna di una esistenza composta esclusivamente da scorciatoie.

Nello stesso anno della sua morte, Vitaliano Brancati (marito di Anna Proclemer) firma una delle sue ultime sceneggiature (qui al fianco di Zampa), chiudendo la trilogia composta da Anni difficili (1948) e Anni facili (1953). Puntuale ed efficace coronamento di un percorso che ha permesso di affrontare apertamente e con grande dignità l'attitudine trasformista italiana, è però il capitolo più debole dei tre, a causa di una vena eccessivamente caricaturale e stereotipata che mancava nei due precedenti. Rispetto agli altri episodi, L'arte di arrangiarsi condensa tutti i difetti in un solo personaggio, perfettamente interpretato da un Sordi senza freni e pienamente in parte: una figura negativa, fastidiosa in cui lo spettatore non vuole immedesimarsi, ma con cui è comunque costretto a fare i conti. Seppur imperfetto, resta un film amarissimo e degno di nota, capace di far riflettere e comunque privo di grandi sbavature. Scene di Mario Chiari e Mario Garbuglia, costumi di Piero Tosi.
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