La spettacolare, ma tragicamente breve, carriera del grande illusionista Harry Houdini (Tony Curtis), celeberrima figura di grande presa popolare che ha concepito l'esistenza come una eterna sfida contro se stesso. Biografica romanzata e parecchio distante dai reali accadimenti incentrata sulla travagliata vita e le mitiche fughe di un uomo che ha contribuito in maniera sostanziale a cambiare l'approccio alla magia e all'illusionismo a cavallo tra '800 e '900. Marsahall cerca di spingere al massimo sulle emozioni e il versante spettacolare, ma la messa in scena è sciatta e la pellicola non è altro che un mediocre prodotto hollywoodiano di puro intrattenimento. I lati più controversi sono ovviamente accantonati e quel che ne esce è un eroe senza macchia e senza paura, avvenente e impavido. La finzione cinematografica prende il sopravvento sulla verità storica anche nel finale, quando, per esigenze di copione, viene inscenata la morte del protagonista nella cassa della tortura cinese dell'acqua e non per la più prosaica peritonite che effettivamente lo stroncò il 31 ottobre 1926, all'età di cinquantadue anni.