Siamo nei giorni successivi alla legge Merlin: un callista (Peppino De Filippo) pur di sfuggire a una ormai logorante coabitazione con una famiglia del nord, decide di trasferirsi in un'ex casa chiusa, approfittando dell'affitto basso.

Dalla pièce Casa nova… vita nova di De Majo e Gioli, Bolognini con gli sceneggiatori Benvenuti e De Bernardi, evita il cattivo gusto realizzando una commedia nel complesso divertente. Gli ingredienti sono ben dosati: dalle trovate comiche agli interpreti, dalla trattazione di un argomento delicato a una coraggiosa presa di posizione. La commedia, infatti, può considerarsi un vero esempio di cinema civile, che al posto dei proclami sceglie la profondità di personaggi piccolo borghesi. Per questo il film non solo ha superato la prova tempo, ma è diventato anche modello di un certo modo di fare cinema, in Italia, unendo il dato cronachistico alla presa in giro dei costumi. Peppino tratteggia un perfetto ritratto di padre di famiglia. Totò, per la prima volta in posizione secondaria rispetto al sodale De Filippo, regala al pubblico un gustoso e realistico bozzetto di anziano.
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