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New York Stories
New York Stories
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112
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La città di New York vista da tre grandi autori americani. In Lezioni dal vero di Martin Scorsese, il pittore Lionel Dobie (Nick Nolte) ama la sua assistente Paulette (Rosanna Arquette), che però non lo ricambia. In La vita senza Zoe di Francis Ford Coppola una ragazzina ricchissima (Heather McComb) vive un'avventura da favola tra i grattacieli di Manhattan e atmosfere orientaleggianti. In Edipo Relitto di Woody Allen, un avvocato (Woody Allen) ha una madre ingombrante che un giorno scompare misteriosamente; ma la “presenza” della donna continua a perseguitarlo.
Film a episodi nato da un'idea di Allen, proposta a Scorsese e a Steven Spielberg, più tardi sostituito da Coppola. L'ambientazione è il comune denominatore che unisce i tre mediometraggi, per quanto la città di New York sia meno “protagonista” di quanto ci si aspetterebbe. Il più riuscito è senz'altro quello di Scorsese, che torna alla pittoresca Soho già ritratta con ironia in Fuori orario (1985) per raccontare una bizzarra e tenera storia d'amore in cui l'immagine e il colore dialogano con la musica: strepitosa la colonna sonora che mixa A Whiter Shade of Pale dei Procol Harum, Like a Rolling Stone di Dylan e la Turandot di Puccini. L'episodio di Coppola, scritto con la figlia Sofia, pare uno specchio autobiografico in cui i due riflettono se stessi, concentrandosi sulla piccola Zoe e sul padre interpretato dal nostro Giancarlo Giannini, con tanto di rappresentazione di una pre-adolescenza patinata sino al (volutamente) ridicolo. Un divertissement fin troppo autoreferenziale per risultare davvero interessante. Il terzo film, invece, pur non portando nulla di nuovo nella filmografia alleniana, è una piacevole e spassosa rivisitazione del rapporto tra il nevrotico ebreo e la classica figura materna invadente, davanti al quale è difficile trattenere le risate.
Film a episodi nato da un'idea di Allen, proposta a Scorsese e a Steven Spielberg, più tardi sostituito da Coppola. L'ambientazione è il comune denominatore che unisce i tre mediometraggi, per quanto la città di New York sia meno “protagonista” di quanto ci si aspetterebbe. Il più riuscito è senz'altro quello di Scorsese, che torna alla pittoresca Soho già ritratta con ironia in Fuori orario (1985) per raccontare una bizzarra e tenera storia d'amore in cui l'immagine e il colore dialogano con la musica: strepitosa la colonna sonora che mixa A Whiter Shade of Pale dei Procol Harum, Like a Rolling Stone di Dylan e la Turandot di Puccini. L'episodio di Coppola, scritto con la figlia Sofia, pare uno specchio autobiografico in cui i due riflettono se stessi, concentrandosi sulla piccola Zoe e sul padre interpretato dal nostro Giancarlo Giannini, con tanto di rappresentazione di una pre-adolescenza patinata sino al (volutamente) ridicolo. Un divertissement fin troppo autoreferenziale per risultare davvero interessante. Il terzo film, invece, pur non portando nulla di nuovo nella filmografia alleniana, è una piacevole e spassosa rivisitazione del rapporto tra il nevrotico ebreo e la classica figura materna invadente, davanti al quale è difficile trattenere le risate.
