Detective Harper: acqua alla gola

Il detective privato Lew Harper (Paul Newman) arriva in Louisiana su invito di Iris Deveraux (Joanne Woodward) per indagare su un tentativo di estorsione tramite lettera anonima. Fatta la conoscenza completa della famiglia, capisce in fretta che la situazione è molto più complicata: le indagini riveleranno speculazioni petrolifere e relazioni sentimentali poco chiare.

Paul Newman, quasi dieci anni dopo Detective's Story (1966) di Jack Smight, torna a interpretare il personaggio (nei libri chiamato Archer) inventato dal maestro dell'hard boiled Ross Macdonald. Un detective californiano strettamente imparentato con Marlowe e Spade: duro senza averne l'aria, determinato, dalla battuta pronta, amato dalle donne, difficile da piegare e impossibile da spezzare. La storia si dipana nel torbido dietro il grande capitale e la facciata di rispettabilità ancora più forte in un contesto ristretto, lontano dalla metropoli. Le paludi della Louisiana sono un buono scenario, ma la narrazione (sceneggiatura, tra gli altri, di Walter Hill) non riesce a elevarsi oltre i canoni del genere. E il disvelamento finale né sorprende né sconvolge, oltre a non essere adeguatamente preparato. Di un certo impatto la sequenza che dà il titolo al film, con Harper e Iris prigionieri in una stanza che via via si riempie d'acqua.