La Federazione dei Pianeti Uniti si prepara alla pace con i Klingon e incarica l'Enterprise del capitano Kirk (William Shatner) di scortare il cancelliere Gorkon (David Warner). Alcuni sabotatori uccidono quest'ultimo per compromettere la tregua, incolpando Kirk. Questi viene processato con Bones (DeForest Kelley), mentre Spock (Leonard Nimoy) cerca di sventare il complotto. È l'ultimo film della saga ad avere come protagonisti i personaggi della serie classica: si chiude così il sipario su un'era della fantascienza. Questo episodio “finale”, diretto dal Nicholas Meyer che aveva firmato Star Trek II – L'ira di Khan, non alza di molto il livello complessivo delle pellicole precedenti, piuttosto mediocri, ma solleva interessanti temi politici e parallelismi con la realtà. Non è un caso che il film esca proprio nell'anno del crollo dell'Unione Sovietica: la fine delle ostilità con i Klingon è chiara metafora del superamento della Guerra fredda, a confermare come l'intera epopea di Star Trek sia anzitutto una complessa allegoria di stampo pacifista. La sensazione costante è di trovarsi dentro una puntata della serie tv che tenta di adattarsi alla grandeur dello schermo cinematografico senza riuscirci, ma la presenza di Christopher Plummer, che infarcisce lo script di citazioni dell'Amleto e di altre opere del Bardo, è intrigante. Battuta cult: «Non si può dire di conoscere veramente Shakespeare finché non lo si è letto in klingon». Curiosamente, David Warner ha interpretato altri ruoli nella saga: nel precedente Star Trek V – L'ultima frontiera era il sergente Talbot, in due episodi della serie Star Trek: The Next Generation impersonò Gul Madred. Piccolo cameo di Christian Slater.