Alfred (James Stewart) e Klara (Margaret Sullavan) lavorano come commessi per il negozio del signor Matuschek (Frank Morgan) a Budapest. I due mal si sopportano e non fanno nulla per nascondere la reciproca antipatia. Entrambi hanno una relazione epistolare con un anonimo corrispondente. Quello che Alfred e Klara ignorano è che si stanno innamorando l'uno dell'altra.

Adattando la pièce teatrale di Miklós László su sceneggiatura di Samson Raphaelson, Lubitsch costruisce una favola ambientata in uno spicchio di Europa fuori dal tempo e lontana dagli orrori della guerra. Una produzione piuttosto anomala nella filmografia del regista, sia perché i protagonisti sono persone comuni, vessate da difficoltà economiche e di condizione sociale modesta, sia per il carico di amarezza percepibile lungo tutta la narrazione. Lo stile di Lubitsch è sempre brioso, avvolgente e trascinante, ma non manca una sottile sensazione di tristezza, quasi la consapevolezza della fine di un mondo e di un'epoca in cui, malgrado contrasti e incomprensioni, alla fine a trionfare sono i buoni sentimenti. Per questo Lubitsch sembra quasi voler salvaguardare questa umanità pittoresca e vitale, tratteggiata con tenerezza e affetto, pur non rinunciando al consueto (strepitoso) campionario di ironia, trovate brillanti e allusioni. Come sempre memorabili i comprimari, benché a spiccare siano i due splendidi protagonisti. Rifatto nel 1949 da Robert Z. Leonard (Fidanzati sconosciuti) e nel 1998 da Nora Ephron (C'è posta per te).
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