Sotto il sole di Riccione
2020
Netflix
Paese
Italia
Genere
Commedia
Durata
100 min.
Formato
Colore
Regista
YouNuts
Attori
Luca Ward
Isabella Ferrari
Andrea Roncato
Cristiano Caccamo
Saul Nanni
Lorenzo Zurzolo
Ludovica Martino
Davide Calgaro
Tommaso Paradiso
Nel cuore della riviera romagnola, a Riccione, d’estate arrivano ragazzi da tutta Italia. Ciro (Cristiano Caccamo) arriva dal sud e sogna di diventare un cantante; Marco (Saul Nanni) è da sempre innamorato di Guenda (Fotinì Peluso); ma non ha mai trovato il coraggio di dichiararsi; in suo aiuto arriverà Gualtiero (Andrea Roncato) playboy e bagnino a riposo, deciso a condividere i suoi segreti con un ragazzo a cui sembra manchi decisamente l’audacia; infine Vincenzo (Lorenzo Zurzolo) è un ragazzo non vedente che viaggia con sua madre (Isabella Ferrari), una donna apprensiva e molto protettiva. 

Sulle orme di Sapore di mare (1983), il cult dei Vanzina che in un vecchio sondaggio di TV Sorrisi e Canzoni fu scelto addirittura come “film più amato dagli italiani”, trentasette anni dopo Netflix e Lucky Red provano ad aggiornare quel successo dando proprio ad Enrico Vanzina, maître à penser dell’operazione, la possibilità di omaggiare il defunto fratello Carlo con una storiella giovanilistica e balneare ricalcata sulle orme del loro lavoro cinematografico più celebre. Lo spunto da “commedia generazionale” è senz’altro sincero, ma l’operazione un po’ troppo pensata a tavolino: Sapore di mare era infatti un film dove gli ingredienti musicali e generazionali trovavano un’alchimia esile ma quantomeno iconica (che infatti ha fatto epoca), mentre Sotto il sole di Riccione appare solo come il blando tentativo di aggiornare quell’istantanea con modi e formule che però, nel frattempo, appaiono sfocati, stonati, non più applicabili. Il romanticismo languido, cameratesco e ironico degli anni di Sapore di mare, nostalgico degli anni ’60 (un salto indietro di vent’anni che qui manca), si traduce infatti, nel 2020, in un ottimismo sentimentale pop e inconsistente, che mal racconta - e di sicuro non fotografa - una generazione come quella odierna, spesso crudele nei rapporti umani, disincantata e post-tutto, probabilmente senza mai essere stata qualcosa. Il cinema italiano istituzionale, dunque, si dimostra ancora una volta incapace di immortalare in presa diretta i giovani degli anni 2000, non tanto per cattiva fede (anche perché Enrico Vanzina ce la mette tutta per omaggiare il fratello e il proprio immaginario) quanto per l’incapacità di star dietro alla velocità martellante dei linguaggi social e della contemporaneità tutta, qui evocati con la solita, scialba piattezza grafica e non con la bulimica frenesia narrativa che li caratterizza. Musiche - quelle sì, ovviamente, stile anni ’80 - di Tommaso Paradiso, che si limitano però a riciclare i successi del cantante romano, lui stesso fan dei Vanzina e di Christian De Sica e impegnato anche in un cameo in un concertone “all’americana” nei panni di se stesso (il titolo fa riferimento a un celeberrimo verso della sua hit Riccione). Usare i successi dei primi anni duemila, probabilmente, avrebbe “imitato” meglio il taglio nelle scelte dei Vanzina del 1983, ma così non è. Il cast ricicla senza inventiva molti volti di serie Netflix, da Skam Italia a Baby passando per Summertime (nella quale, proprio come in questo caso, siamo in Romagna ma nessuno parla romagnolo), mentre alle storyline degli adulti (Luca Ward, Isabella Ferrari e Andrea Roncato nei panni di un bagnino, consueto vitellone romagnolo a lui caro) sembrano credere poco gli attori per primi. Dietro la macchina da presa gli autori videoclip noti come Younuts, già alla regia dei video di Paradiso. Scritto da Vanzina con i più giovani Caterina Salvatori e Ciro Zecca e distribuito su Netflix nel luglio 2020.
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