Ti-Koyo e il suo pescecane
1962
Paesi
Italia, Francia
Genere
Documentario
Durata
95 min.
Formato
Colore
Regista
Folco Quilici
In una sperduta isola tropicale, il giovane Ti-Koyo trova un piccolo squalo incastrato fra gli scogli. Decide così di adottarlo chiamandolo Manidù. Tra i due nasce una certa intesa che li porterà a stare uniti per poi divedersi, ritrovandosi solo molti anni dopo, quando la sperduta isola è ormai ghermita da uomini interessati solo al denaro. 

Quilici adatta il romanzo Ti-Coyo e il suo pescecane di Clèment Richer mantenendo lo spirito fanciullesco del libro. La prima parte del film è quella più riuscita, dove prevale un'atmosfera tropicale e fiabesca che riesce a coinvolgere di più lo spettatore. La seconda parte invece risulta più banale sia nello svolgimento che nel messaggio ecologista, nonostante alcune buone trovate. La regia di Quilici è di stampo televisivo, ma non per questo eccessivamente piatta, mentre il montaggio è documentaristico come è solito per il regista. La pellicola in sé al giorno d'oggi risente del tempo passato, ma rimane un esempio interessante di cinema sperimentale e coraggioso come non se ne vedono più (in particolar modo in Italia). Alla sceneggiatura ha partecipato anche Italo Calvino, in veste di adattatore. Esiste un remake statunitense del 1988 diretto da Frank C. Clark intitolato Manidù - Uno squalo ribelle, un indigeno selvaggio, un fiore di ragazza.
Maximal Interjector
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