Una sconclusionata compagnia teatrale è alle prese con una nuova commedia da mettere in scena, in cui la protagonista (Anita Sanders) ha un bambino immaginario. Questi, però, si materializza davvero durante una seduta spiritica a cui hanno partecipato gli attori dello spettacolo.

L'opera seconda di Pupi Avati è uno scalcagnato e bizzarro fantasy con forti venature grottesche. Ancora alle prime armi, l'acerbo regista cerca di dare vita a qualcosa di diverso dal solito e di anticonvenzionale per il cinema italiano: forse ci riesce grazie a qualche piccolo lampo sporadico, ma il disegno d'insieme è ben lontano dall'essere coerente, e la confezione grossolana limita ogni pretesa. La confusione regna sovrana, soprattutto con il passare dei minuti. A causa di diverse tribolazioni distributive venne presentato solo nei festival dell'epoca e oggi è quasi introvabile.
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