Bisognoso di liquidi, il nobile Guelfo Guelfi (Fabio Canino) spera di cambiare la sua vita alla morte dell'avida e danarosa madre (Grazia Scaliarini). Scoprirà di dover dividere l'eredità con un fratello (Emilio Solfrizzi) mai conosciuto e sarà costretto a difendersi dalle trame dell'ambigua Sonia (Simona Ventura).

Da un soggetto di Carlo ed Enrico Vanzina, una pietosa commediola dalle gratuite velleità sociologiche, basata su stereotipi d'accatto (la povertà come veicolo della bontà d'animo, la ricchezza che avvelena l'essere umano, l'avidità come simbolo primario della degenerazione dei rapporti). La sceneggiatura, firmata dal protagonista Emilio Solfrizzi con Franco Ferrini e Cesare Frugoni, sfrutta biecamente la popolarità di personaggi sulla cresta dell'onda: il risultato è maldestro, incoerente e affatto divertente, con battute usurate e interpretazioni amatoriali. Oltremodo fastidiosi Fabio Canino e Simona Ventura; Solfrizzi tenta invano di risollevare le sorti di un film a dir poco inutile. Flavio Bucci è Vannino. Musiche di Antonio Di Pofi.
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