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I 10 migliori film sudcoreani del nuovo millennio

Durante la passata stagione cinematografica il regista Bong Joon-ho è riuscito nell’arduo compito di soddisfare gusti e aspettative sia della critica che del pubblico: il suo film Parasite (2019) è doverosamente entrato nella storia, diventando il primo film girato in lingua “non inglese” a vincere l’Oscar al Miglior film.
I riflettori di tutto il mondo si sono così puntati su una nazione, la Corea del Sud, che ormai da alcuni decenni sta regalando agli appassionati cinefili diverse pellicole di disarmante bellezza. In concomitanza con il nostro workshop sui grandi registi del cinema sudcoreano, vogliamo proporvi i migliori 10 film sudcoreani del nuovo millennio.


10) La samaritana (2004) di Kim Ki-duk



Capace di lasciare senza fiato per la forza di alcune sequenze (finale compreso) e ben recitato dalle due giovanissime protagoniste, è un film di ottimo spessore visivo e contenutistico. Vincitore dell’Orso d'argento per la Miglior Regia.


9) Burning (2018) di Lee Chang-dong



Ispirato a un racconto di Haruki Murakami (ma c’è anche molto Faulkner all’interno del film), l’autore sudcoreano costruisce un lungometraggio dal grande spessore morale, racconto cupissimo in cui si respira tensione fin dai primissimi minuti.


8) Pietà (2012) di Kim Ki-duk



L'opera mette sul piatto una cattiveria e una disperazione simboliche e significative, necessarie – come afferma lo stesso Kim – per «resistere alla crudeltà del capitalismo che uccide gli esseri umani». Meritatamente premiato con il Leone d'oro alla 69ª Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia.


7) Lady Vendetta (2005) di Park Chan-wook



Sentimentale e tragico, poetico e a tratti fanciullesco, ironicamente crudele, Lady Vendetta è l'ideale conclusione di un memorabile trittico di culto, iniziato nel 2002 con Mr. Vendetta.


6) Memories of Murder (2003) di Bong Joon-ho



Film meraviglioso. Crudo, profondo e raffinato, con una messa in scena che amalgama forza ed eleganza. Bong Joon-ho sfrutta il genere thriller per raccontare ombre e contraddizioni di un paese che arriva a soverchiare i diritti dei sospetti. Forte critica alla prassi investigativa sudcoreana in cui l’indagine, spesso in balìa del caso e priva di solide basi, diventa metafora di un quadro politico sfuggente. Finale di disarmante bellezza e colonna sonora indimenticabile.


5) Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera (2003) di Kim Ki-duk



Opera inattaccabile e cristallina, che cerca un dialogo con lo spettatore immergendolo nella contemplazione “ascetica” di uno scorcio di natura incontaminata. Splendido, dal primo all'ultimo minuto.


4) Mother (2009) di Bong Joon-ho



Straziante, commosso e ambiguo ritratto di madre. Bong indaga le infinite possibilità e i gesti impensabili che un amore come quello materno può generare. Anche in questa pellicola il regista utilizza il genere per approfondire tematiche ingombranti come il confine etico tra giusto e sbagliato e la controversa ricezione della diversità nel mondo di oggi. Il film riesce a commuovere e ad abbagliare, regalandoci scene dalla costruzione lirica invidiabile.


3) Ferro 3 (2004) di Kim Ki-duk



Film che rappresenta il risultato più compiuto dell’intera poetica di un regista il cui cinema è fatto per alimentare dubbi e non per fornire risposte. Questa ardita e insondabile commistione fra realtà e fantasia ci regala una storia di amore ed emarginazione, di umanità e di solitudine condivisa, vista come condizione che scolora nel metafisico e nell'intangibile. Presentato alla Mostra di Venezia del 2004 come “film sorpresa” e vincitore del Leone d'argento per la Miglior Regia.


2) Parasite (2019) di Bong Joon-ho



Scatenata e pirotecnica commedia nera che consente a Bong di affrontare nodi cruciali del presente e della crisi economica con uno sguardo incendiario. Satira al vetriolo che si abbatte sulle fratture tra ranghi sociali, destinati a una feroce e impietosa lotta di classe. Il sarcasmo non risparmia proprio nessuno, andando anche a bersagliare il valore terapeutico dell’arte. Palma d’oro al Festival di Cannes, Golden Globe al miglior film straniero e pioggia di statuette per un film che è già storia.


1) Oldboy (2003) di Park Chan-wook



Elegantissimo e poetico ritratto di violenza e crisi d'identità, Old Boy è un lungometraggio crudo e struggente allo stesso tempo, capace di spaziare dal neo-noir più efferato al melò, dal film di arti marziali alla tragedia greca, il tutto condito da un certo romanticismo malato che si fonde con una evidente ricerca edonistica della perfezione. Gran Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes. Quentin Tarantino lo definì «il film che avrei voluto fare io». Una delle pellicole fondamentali degli anni 2000.


Simone Manciulli

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