Stella (Haley Lu Richardson) e Will (Cole Sprouse) hanno diciassette anni, si conoscono nell’ospedale dove sono entrambi ricoverati ed è amore a prima vista. La malattia però li costringe a stare sempre a più di un metro di distanza per non rischiare di trasmettersi batteri che potrebbero compromettere le cure.

Esordio nel cinema di finzione per il regista James Baldoni, che in precedenza ha diretto (e spesso recitato anche) solo prodotti pensati per il piccolo schermo o documentari. Il modello sono quei film adolescenziali con storie d’amore segnate dalla malattia: da Colpa delle stelle (2014) a Quel fantastico peggior anno della mia vita (2015), il secondo decennio degli anni 2000 è stato in parte segnato da tanti titoli simili e spesso di scarsa fattura. Non fa eccezione questo debolissimo lungometraggio che risulta patetico nel senso peggiore del termine. La trama più che commuovere infastidisce, anche perché tutto sembra costruito a tavolino e di spontaneità non c’è nemmeno l’ombra, a partire dalle prove dei due attori principali. Evitabile, anche perché è un film che ha poca fiducia nel suo pubblico di riferimento (gli adolescenti) dando vita a dialoghi superficiali e a nessuna possibilità particolare di interpretazione o di ragionamento.
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