All That Jazz – Lo spettacolo continua
All That Jazz
Premi Principali
Palma d'oro al Festival di Cannes 1980
Durata
123
Formato
Regista
In attesa di preparare il suo nuovo spettacolo, un quotatissimo attore, coreografo e regista (Roy Scheider) fa i conti con il suo passato e con l'inevitabile e imminente visita della morte. Attorno a lui, l'ex moglie Audrey (Leland Palmer), la figlia Michelle (Erszebet Foldi), la fidanzata Kate (Ann Reinking) e una misteriosa dama di bianco vestita (Jessica Lange).
Uno dei titoli migliori della carriera cinematografica di Bob Fosse: una sorta di spietato testamento sul mondo dello spettacolo, cristallizzato dall'autore seguendo forme geometriche, ma anche oniriche e poco convenzionali, anche grazie alle luci del maestro Giuseppe Rotunno. Autobiografico? Autoreferenziale? Non importa. È un'opera più scomoda e dissacrante di quanto si possa immaginare, un compendio sofisticato e cerebrale che permette al regista di estremizzare ogni sua ossessione. Fosse sa bene dove debba virare il suo (tragico) racconto, e affida a un Roy Scheider in stato di assoluta grazia le redini di questo caleidoscopico funerale che odora di palcoscenico in ogni inquadratura. Ne risulta un film bellissimo e pulsante, un inno all'esibizionismo, alla crudeltà e alla morte. I think I'm Gonna Die. Palma d'oro al 33° Festival di Cannes, ex aequo con Kagemusha – L'ombra del guerriero (1980) di Akira Kurosawa. Quattro Oscar: scene, costumi (Albert Wolsky), montaggio e colonna sonora (Ralph Burns).
Uno dei titoli migliori della carriera cinematografica di Bob Fosse: una sorta di spietato testamento sul mondo dello spettacolo, cristallizzato dall'autore seguendo forme geometriche, ma anche oniriche e poco convenzionali, anche grazie alle luci del maestro Giuseppe Rotunno. Autobiografico? Autoreferenziale? Non importa. È un'opera più scomoda e dissacrante di quanto si possa immaginare, un compendio sofisticato e cerebrale che permette al regista di estremizzare ogni sua ossessione. Fosse sa bene dove debba virare il suo (tragico) racconto, e affida a un Roy Scheider in stato di assoluta grazia le redini di questo caleidoscopico funerale che odora di palcoscenico in ogni inquadratura. Ne risulta un film bellissimo e pulsante, un inno all'esibizionismo, alla crudeltà e alla morte. I think I'm Gonna Die. Palma d'oro al 33° Festival di Cannes, ex aequo con Kagemusha – L'ombra del guerriero (1980) di Akira Kurosawa. Quattro Oscar: scene, costumi (Albert Wolsky), montaggio e colonna sonora (Ralph Burns).