
L'altra Heimat – Cronaca di un sogno
Die Andere Heimat – Chronik einer Sehnsucht
Durata
231
Formato
Regista
Germania, 1843. Il racconto della dominazione francese e della grande emigrazione in Brasile visti attraverso gli occhi del giovane e schivo Jacob Simon (Jan Dieter Schneider), figlio dei fabbri di Shabbach, che si rifugia nei libri sognando il nuovo mondo. Ma il ritorno dalla leva del fratello maggiore cambierà i suoi programmi.
Condensato in un unico episodio per il cinema di 4 ore circa, L'altra Heimat – Cronaca di un sogno può essere considerato il prequel di tutta la saga ideata e diretta da Edgar Reitz, tornando essa indietro nel tempo e raccontando la seconda metà dell'Ottocento tedesco con gli occhi della famiglia Simon e degli abitanti del piccolo villaggio, inventato, dell'Hunsrück. Se le premesse del film sono le stesse delle precedenti parti, con questo capitolo Reitz affina ulteriormente la sua tecnica narrativa e cinematografica (si noti l'uso del colore, utilizzato solo per piccoli e decisivi dettagli all'interno dell'immagine in bianco e nero che domina il film) per esplorare la sehnsucht romantica, il desiderio malinconico del desiderio stesso: quel sentimento, non unicamente traducibile nella nostra lingua, che si pone a metà tra la nostalgia e la pulsione verso il futuro, ma anche, per dirla con Heidegger, come «il dolore per la vicinanza del lontano». Reitz si muove tra l'estremo particolare di Jacob – ragazzo romantico e sognatore, che legge il nuovo mondo sui libri, idealizzandolo per sfuggire a un presente di fango, sofferenza e morte – e l'estremo storico di un popolo prigioniero che anela la libertà ed emigra dal suolo natio. L'altra patria non è che una proiezione di quella di origine in un altro spazio-tempo, come dimostra lo straniante e commovente episodio della lettura della prima lettera dal Brasile che racconta il presente a un anno e mezzo di distanza, a causa dei ritardi di consegna. Un piacere per gli occhi e per il cuore, è l'ennesimo grande film di un autore che, nonostante abbia passato la soglia degli ottant'anni, non smette di sperimentare attraverso una narrazione impeccabile e appassionata, ove anche il singolo avvenimento trova uno spiraglio poetico che l'immagine, raffinata e armonica, rafforza e sostiene. Uno splendido intreccio tra tenera soggettività dei personaggi e spietata oggettività della Storia. Presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.
Condensato in un unico episodio per il cinema di 4 ore circa, L'altra Heimat – Cronaca di un sogno può essere considerato il prequel di tutta la saga ideata e diretta da Edgar Reitz, tornando essa indietro nel tempo e raccontando la seconda metà dell'Ottocento tedesco con gli occhi della famiglia Simon e degli abitanti del piccolo villaggio, inventato, dell'Hunsrück. Se le premesse del film sono le stesse delle precedenti parti, con questo capitolo Reitz affina ulteriormente la sua tecnica narrativa e cinematografica (si noti l'uso del colore, utilizzato solo per piccoli e decisivi dettagli all'interno dell'immagine in bianco e nero che domina il film) per esplorare la sehnsucht romantica, il desiderio malinconico del desiderio stesso: quel sentimento, non unicamente traducibile nella nostra lingua, che si pone a metà tra la nostalgia e la pulsione verso il futuro, ma anche, per dirla con Heidegger, come «il dolore per la vicinanza del lontano». Reitz si muove tra l'estremo particolare di Jacob – ragazzo romantico e sognatore, che legge il nuovo mondo sui libri, idealizzandolo per sfuggire a un presente di fango, sofferenza e morte – e l'estremo storico di un popolo prigioniero che anela la libertà ed emigra dal suolo natio. L'altra patria non è che una proiezione di quella di origine in un altro spazio-tempo, come dimostra lo straniante e commovente episodio della lettura della prima lettera dal Brasile che racconta il presente a un anno e mezzo di distanza, a causa dei ritardi di consegna. Un piacere per gli occhi e per il cuore, è l'ennesimo grande film di un autore che, nonostante abbia passato la soglia degli ottant'anni, non smette di sperimentare attraverso una narrazione impeccabile e appassionata, ove anche il singolo avvenimento trova uno spiraglio poetico che l'immagine, raffinata e armonica, rafforza e sostiene. Uno splendido intreccio tra tenera soggettività dei personaggi e spietata oggettività della Storia. Presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.