La vita di Nina (Isabella Ferrari) cambia all'improvviso quando il petulante marito Claudio (Pierfrancesco Favino) la abbandona. Entra così in una crisi personale che la spingerà tra le braccia di molti uomini, permettendole però di riscoprirsi.

Renato De Maria, anche sceneggiatore con Francesco Piccolo, dirige la moglie Isabella Ferrari, perno irradiante di tutta la pellicola. Su di lei, sulle sue emozioni e sul suo bellissimo corpo regge il peso della storia, ma è la chiave narrativa a non convincere: banali le scelte di rappresentazione della solitudine (pianti isterici, bagni in vasca e il tocco “morettiano“ della canzone italiana cantata a squarciagola), caratterizzazioni abbozzate, dialoghi poco credibili. Complice anche una durata troppo breve, la vicenda denota una preoccupante carenza strutturale; tutto resta accennato e in superficie. Ambizioni decisamente troppo alte per De Maria, che non padroneggia la materia di base; a salvarsi è solo la colonna sonora di Antongiulio Frulio, Riccardo e Daniele Sinigallia. Donatella Finocchiaro è Giulia, Valerio Mastandrea è Andrea.
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