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La figlia del Corsaro Verde
Durata
76
Formato
Regista
Il figlio (Fosco Giachetti) di un governatore (Sandro Ruffini) di una colonia spagnola riesce a intrufolarsi sotto falso nome in una banda di pirati per provare a vincerli dall'interno. Una volta scoperto, però, viene condannato a morte. A salvarlo giungerà Manuela (Doris Duranti), la figlia del corsaro verde.
Basato su una trama di Emilio Salgari (l'omonimo romanzo, uscito nell'aprile del 1941 presso Sonzogno, è in realtà un apocrifo scritto da Renzo Chiarelli), La figlia del Corsaro Verde rispecchia tutte le caratteristiche del romanzo di riferimento, restituendone più che in parte la forza e gli aspetti squisitamente avvincenti e avventurosi. Guazzoni non è minimamente interessato a realizzare un lavoro autoriale, ma solo a inscenare al meglio un'avventura d'altri tempi, con tutti gli annessi e connessi del caso. Il gusto per la narrazione sembra essere il vero protagonista della pellicola che, sotto questo punto di vista, non ha davvero nulla da invidiare a chicchessia: grandi scenari, ritmo incalzante, sequenze ben organizzate (soprattutto quelle dei combattimenti) e un'attenzione certosina per i dettagli, che sommandosi gli uni agli altri delineano un insieme efficace quando non sorprendente. Guardandoli con gli occhi della contemporaneità alcuni aspetti non possono che risultare ingenui se non addirittura patetici, eppure il film è perfettamente e sorprendentemente raccordato con lo spirito avventuriero dei romanzi salgariani e degli anni in cui il lavoro venne concepito. Una nota di merito anche alle interpretazioni degli attori, tutti in parte e convincenti, oltre che ben calati all'interno della giostra ludica messa in piedi dal regista. Nel cast figura anche il pugile Primo Carnera.
Basato su una trama di Emilio Salgari (l'omonimo romanzo, uscito nell'aprile del 1941 presso Sonzogno, è in realtà un apocrifo scritto da Renzo Chiarelli), La figlia del Corsaro Verde rispecchia tutte le caratteristiche del romanzo di riferimento, restituendone più che in parte la forza e gli aspetti squisitamente avvincenti e avventurosi. Guazzoni non è minimamente interessato a realizzare un lavoro autoriale, ma solo a inscenare al meglio un'avventura d'altri tempi, con tutti gli annessi e connessi del caso. Il gusto per la narrazione sembra essere il vero protagonista della pellicola che, sotto questo punto di vista, non ha davvero nulla da invidiare a chicchessia: grandi scenari, ritmo incalzante, sequenze ben organizzate (soprattutto quelle dei combattimenti) e un'attenzione certosina per i dettagli, che sommandosi gli uni agli altri delineano un insieme efficace quando non sorprendente. Guardandoli con gli occhi della contemporaneità alcuni aspetti non possono che risultare ingenui se non addirittura patetici, eppure il film è perfettamente e sorprendentemente raccordato con lo spirito avventuriero dei romanzi salgariani e degli anni in cui il lavoro venne concepito. Una nota di merito anche alle interpretazioni degli attori, tutti in parte e convincenti, oltre che ben calati all'interno della giostra ludica messa in piedi dal regista. Nel cast figura anche il pugile Primo Carnera.
