Paz!
Durata
102
Formato
Regista
Bologna, 1977. In un appartamento di Via Emilia Ponente passano senza mai incrociarsi le vite di diversi giovani. Ci sono: Pentothal (Claudio Santamaria), fumettista svogliato e in crisi; Enrico Fiabeschi (Max Mazzotta), anche lui con poca voglia di fare; Massimo Zanardi (Flavio Pistilli), un liceale che fa il bullo con i suoi amici ripetenti Colasanti (Cristiano Callegaro) e Petrilli (Matteo Taranto) e che con loro rimarrà coinvolto in uno strano "giallo" scolastico.
Renato De Maria rende omaggio all'arte di Andrea Pazienza, fumettista italiano maledetto e di culto, scomparso prematuramente ma in grado di segnare di prepotenza l'immaginario del suo tempo e di lasciarvi un'impronta indelebile. Scritto da De Maria stesso con Ivan Cotroneo, Francesco Piccolo e Ivan Moffat, Paz! è un lungometraggio molto energico, girato con guizzi visivi netti e potenti. Predominano inquadrature spesso non banali, punti di vista spiazzanti e imprevedibili: scelte del tutto azzeccate per raccontare un periodo funambolico e colmo di stimoli, di fervore politico e artistico che ruotava attorno al cuore nevralgico di Bologna e del suo famoso DAMS, frequentato all'epoca dallo stesso Pazienza. Alcune scene sono rimaste impresse nella memoria, come l'esame di Fiabeschi su Apocalypse Now. Ogni personaggio è divertente e scritto con brio e spicca alla stregua di una vivace vignetta, naturalmente senza una psicologia realmente delineata ma con delle tipizzazioni immediatamente riconoscibili. Resta meno riuscita la dinamica narrativa, che inciampa in qualche momento confuso, slegato e tirato via.
Renato De Maria rende omaggio all'arte di Andrea Pazienza, fumettista italiano maledetto e di culto, scomparso prematuramente ma in grado di segnare di prepotenza l'immaginario del suo tempo e di lasciarvi un'impronta indelebile. Scritto da De Maria stesso con Ivan Cotroneo, Francesco Piccolo e Ivan Moffat, Paz! è un lungometraggio molto energico, girato con guizzi visivi netti e potenti. Predominano inquadrature spesso non banali, punti di vista spiazzanti e imprevedibili: scelte del tutto azzeccate per raccontare un periodo funambolico e colmo di stimoli, di fervore politico e artistico che ruotava attorno al cuore nevralgico di Bologna e del suo famoso DAMS, frequentato all'epoca dallo stesso Pazienza. Alcune scene sono rimaste impresse nella memoria, come l'esame di Fiabeschi su Apocalypse Now. Ogni personaggio è divertente e scritto con brio e spicca alla stregua di una vivace vignetta, naturalmente senza una psicologia realmente delineata ma con delle tipizzazioni immediatamente riconoscibili. Resta meno riuscita la dinamica narrativa, che inciampa in qualche momento confuso, slegato e tirato via.