I due neosposi Jean (Jean Dàste) e Juliette (Dita Parlo) si imbarcano sull'Atalante e si muovono in direzione di Le Havre. L'equipaggio della chiatta è composto dall'eccentrico Père Jules (Michel Simon) e da un ragazzino (Louis Lefebvre). Insoddisfatta dalla vita sul mare, Juliette vorrebbe scendere sulla terra ferma, attratta dalle luci e dalla mondanità di Parigi. Jean è invidioso e insicuro, discute con la moglie, costringendola a fuggire.

Terza e ultima opera di Jean Vigo, morto a soli 29 anni, senza riuscire a completare il montaggio del film, uscito nelle sale completamente snaturato da tagli e modifiche arbitrarie della produzione che ne decretarono l'insuccesso commerciale. Partendo da un soggetto piuttosto convenzionale, Vigo riesce a costruire una vera e propria sinfonia visiva, unendo elementi documentaristici a un'estetica sperimentale che molto deve alle avanguardie, staccandosi dal realismo grazie a una libertà stilistica vitalissima, sempre originale ed evocativa, quasi furiosa ma capace di regalare un'aura dolce, magica e poetica che pervade il tutto (anche grazie allo straordinario lavoro del direttore della fotografia, Boris Kaufman, fratello di Dziga Vertov). Vigo cura le immagini e le pone in relazione tra loro in maniera istintiva, sfuggevole, scevra da logiche psicologiche, più attenta a una dimensione sensoriale, fantastica e onirica, percorsa da digressioni surrealistiche come mostra la celeberrima sequenza dell'apparizione subacquea della sposa fluttuante, ripresa come sigla d'apertura del programma Rai Fuori Orario. Un inno alla vita e all'irrazionale forza del desiderio, alla gioia della scoperta e al furore della passione, alla folle ed entusiasta bramosia del sentimento d'amore e al rimettersi costantemente in gioco. Un prodotto narrativamente non lineare che vive di suggestioni e contrapposizioni fisiche, spirituali ed emotive, straniante e struggente rifuggendo qualsiasi sentimentalismo. Celeberrime la fuga delirante di Jean che si perde per le vie di Le Havre e la danza grottesca di Père Jules con una sigaretta accesa infilata nell'ombelico. Il film uscì in Francia con il titolo Le chaland qui passe, come la canzone che fu imposta in colonna sonora (nella versione italiana fu sostituita da Parlami d'amore Mariù) contro la volontà di Vigo e subì numerosi tagli. Nel corso degli anni si sono susseguiti diversi restauri fino alla versione definitiva della Gaumont che restituisce un prodotto il più vicino possibile alle intenzioni originali del regista.
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