Bologna. Liliana Vespero (Katia Ricciarelli), vedova bisognosa nell'immediato dopoguerra, non ha una casa e vive come può con il figlio Nino (Neri Marcorè), ladruncolo e cialtrone. Quando anche l'ultima sistemazione di fortuna viene a mancare, la donna chiede aiuto al cognato pugliese Giordano (Antonio Albanese), psicologicamente fragile e controllato da due arcigne zie (Marisa Merlini e Angela Luce). Da sempre innamorato di Liliana, l'uomo farà di tutto per conquistarla.

Pupi Avati scrive e dirige una commedia pregna di malinconia, concentrandosi sul personaggio incarnato da Antonio Albanese: timido, timoroso, traumatizzato e maldestro, ma desideroso di spiccare il volo sfidando le convenzioni e i pregiudizi, Giordano diventa il cuore e il simbolo di un film volutamente naïf, sommesso nei toni e nostalgico nel contenuto. Tentativo apprezzabile di rinnovare una poetica spiccatamente sentimentale, ma le derive idilliache risultano indigeste e il ritmo non è certo coinvolgente. Interessanti, in ogni caso, le interpretazioni di un cast in ottima forma: incisivo Albanese, sorprendente Katia Ricciarelli (vincitrice di un Nastro d'argento come migliore attrice protagonista) e disturbante, nella sua cinica crudeltà, Neri Marcorè. Ultimo ruolo per la veterana Marisa Merlini; musiche di Riz Ortolani. In concorso alla 62ª Mostra di Venezia.
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