Back to Black, iconico album di Amy Winehouse (Marisa Abela), è il punto di arrivo di una carriera straordinaria, culmine di un percorso che parte da un'adolescenza ricca di sogni, non solo dell'artista ma soprattutto della ragazza e donna artefice di quest'opera immortale.

Diretto dalla regista britannica Sam Taylor-Johnson, Back to Black è il ritratto (che vorrebbe essere) struggente di una spavalda diciottenne di Camden con un’anima jazz e un’inconsueta presenza scenica, ereditata dall’esuberante nonna Cynthia, che scrive e compone canzoni intime e irriverenti. Ma la pellicola è soprattutto la cronistoria della turbolenta e distruttiva relazione con lo storico fidanzato Blake Fielder-Civil. L’indulgenza dimostrata dalla sceneggiatura e dalla regia nei confronti della figura paterna, divenuta ingombrante dopo i primi successi e desiderosa di condividere il palcoscenico, suggeriscono un certo interessamento della famiglia Winehouse, che ha autorizzato il film, nella ricostruzione dei fatti e soprattutto delle responsabilità – qui imputate alla fine del rapporto con Blake e all’eccesso di attenzione mediatica. Non mancano gravi problemi nella sceneggiatura (incoerenze biografiche, l’insistenza fin troppo didascalica sulle conseguenze dell’alcolismo e della tossicodipendenza, l’eccessivo risalto alla figura paterna) e l'unico tentativo di instaurare una seppur flebile connessione emotiva con lo spettatore è relativo all'immersione nell’universo musicale e visivo di Amy, a partire proprio dai testi delle sue canzoni e dagli eventi che le hanno ispirate. La forza della musica, inoltre, non è sufficiente a perdonare la regia per aver dimenticato di scavare più a fondo il dolore antico che porta una ragazza così talentuosa a una morte tanto tragica. Non basta la buona prova di Marisa Abela, che incarna in maniera convincente le movenze e la dolce arroganza del personaggio, dimostrandosi all’altezza delle performance canora. Jack O’Connell, invece, per poco non ruba la scena con la sua strabordante impersonificazione di Blake, dipinto come un uomo opportunista spregiudicato, eppure oggetto di un’insolita assoluzione. 
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