Charlotte Gray
Charlotte Gray
Durata
121
Formato
Regista
La scozzese Charlotte Gray (Cate Blanchett) aderisce alla resistenza francese nella repubblica di Vichy. Il suo intento è quello di dare il proprio contributo e cercare il suo compagno, un aviatore disperso proprio in Francia. Tra sabotaggi di treni e messaggi segreti, la protagonista insieme a Julien Levad (Billy Crudup) tenta di tenere nascosti due bambini rimasti orfani nella villa del vecchio Levad (Michael Gambon).
Un impianto da melodramma storico d’altri tempi è alla base di una pellicola che si regge sulla calibrata interpretazione della Blanchett, la cui presenza scenica è sorretta da un apparato tecnico che la valorizza come una diva degli anni Quaranta, tra primi piani intensi e back light quasi teatrali. Quello che stona è il contrasto con il resto del cast che, non ricevendo il medesimo trattamento, risulta appiattito e scialbo così come la ricostruzione storica semplificata e la narrazione estremamente lineare. Il fine è certo quello di incentrare tutto sulla protagonista mossa da ragioni emotive piuttosto che patriottiche; chiamata a rivestire il ruolo di madre prima di quanto si aspettasse e che, seppur costretta a riconoscere il limite del suo contributo in un periodo di orrori, non si fa annichilire dagli eventi ma anzi diventa più tenace e matura grazie ad essi. Non a caso la parabola della sua formazione di donna si compie al termine della guerra quando, proprio sul finale, dichiara il suo amore a Julien rivelandogli il suo vero nome.
Un impianto da melodramma storico d’altri tempi è alla base di una pellicola che si regge sulla calibrata interpretazione della Blanchett, la cui presenza scenica è sorretta da un apparato tecnico che la valorizza come una diva degli anni Quaranta, tra primi piani intensi e back light quasi teatrali. Quello che stona è il contrasto con il resto del cast che, non ricevendo il medesimo trattamento, risulta appiattito e scialbo così come la ricostruzione storica semplificata e la narrazione estremamente lineare. Il fine è certo quello di incentrare tutto sulla protagonista mossa da ragioni emotive piuttosto che patriottiche; chiamata a rivestire il ruolo di madre prima di quanto si aspettasse e che, seppur costretta a riconoscere il limite del suo contributo in un periodo di orrori, non si fa annichilire dagli eventi ma anzi diventa più tenace e matura grazie ad essi. Non a caso la parabola della sua formazione di donna si compie al termine della guerra quando, proprio sul finale, dichiara il suo amore a Julien rivelandogli il suo vero nome.